ADNKRONOS

sabato 29 dicembre 2007

Assegni...che vanno


Restano tre anni di vita ad uno dei più famosi metodi di pagamento. L'uso degli assegni, infatti, rivela la Banca d'Italia del governatore Mario Draghi, è notevolemente calato al ritmo di un 3 per cento l'anno. Passando tra il 2000 e il 2006 dal 26 per cento al 9 del totale delle operazioni. Un altro colpo lo darà si curamente la Finanziaria, che stabilisce, da aprile, un blocchetto di assegni costerà 15 euro. Sono stati inventati otto secoli fa e scompariranno "per morte naturale", lasciando spazio a metodi di pagamento più sicuri.

giovedì 20 dicembre 2007

L'aereo solare



Ci sono voluti quattro anni di studi e ricerche per portare a termine e far decolare il primo aereo spinto unicamente con energia solare. Si chiama Solar Impulse (foto accanto) costruito interamente in Europa. Il prototipo ha un'apertura alare di 61 metri ed un peso di 1,5 tonnellate avrà l'obiettivo di verificare le reali capacità di volo. Sarà pronto per il 2009, ma già nel 2008 volerà pilotato da terra dal famoso Bertrand Piccard, noto per aver circumnavigato il pianeta a bordo di un pallone aerostatico. Il vero obiettivo è quello di poter fornire l'aereo di pannelli solari di catturare energia solare anche con tempo nuvoloso e di notte. Il velivolo sarà costruito con sottili fogli di carbonio spessi pochi decimi di millimetro di carbonio e lunghi circa 20m metri. Inoltre sarà ricoperto con 250 metri di pannelli solari, i quali saranno in grado di produrre 28 Watt per metro quadrato. Volerà a circa 8500 metri di altezza, quota necessaria per raccogliere maggior quantità di energia solare. Il progetto costerà 95 milioni di euro e sarà difficile che potrà essere utilizzato per il trasporto passeggeri.

martedì 18 dicembre 2007

Istituto comprensivo "G.Verga" di Cerami

La scuola di Cerami ha un sito tutto nuovo. Veste grafica semplice, tutte le informazioni sulla scuola a portata di mouse, fotografie, circolari del dirigente scolastico. Inoltre è fornito di un guestbook e forum dove gli alunni e qualsiasi navigatore può lasciare la propria opinione.

venerdì 16 novembre 2007

Pesci come esca

Il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, per risolvere il problema annoso dei topi e dei ratti in città ha interpellato Massimo Donadon esperto mondiale in fatto di derattizzazione e prodotti topicidi. L’esperto, in una dettagliata relazione, ribadisce che bisogna scegliere l’esca giusta per attirare il topi in trappola. Infatti, in Germania, ha usato bocconi di grasso di maiale. Donadon, per quanto riguarda Venezia, è convinto che bisogna usare il pesce e precisamente il salmone. Perché è convinto ormai che i topi sono abituati a qualsiasi tipo di immondizia piena di “leccornie” varie.

Padre e figli

Un contadino indiano del Rajasthan, Nanu Ram Jogi, poco tempo fa è diventato per la ventunesima volta papà. Il fatto straordinario non è solo per il numero degli figli, ma per l’età: 90 anni.
Il record, in tal senso, apparteneva all’australiano Les Coley, oggi scomparso, che ebbe l’ultimo figlio alla veneranda età di 92 anni. In fatto di famiglie allargate, quanto a dimensioni appartiene all’arabo Signor Daad Mohammed Murad Abdul Rahmanm degli Emirati Arabi che ha 68 anni aveva 78 figli, però da 15 mogli diverse. Il prolifico signore arabo ha dichiarato alla stampa che smetterà quando arriverà a quota 100.

giovedì 1 novembre 2007

Fax...vecchio fax

FAX FACILE
Se non avete il fax e avete la necessità di inviarne ecco il sito che fa per Voi. Iscriversi è grauito ed utilizzarlo è estramamente facile basta seguire le istruzioni che si trovano online. utilizzando www.faxator.com inviare un fax diventa estramente facile, ma soprattutto non c'è l'esigenza di comprare un fax. E' chiaro però che bisogna essere forniti di un computer, una linea telefonica e possedere un acount Internet.

lunedì 22 ottobre 2007

La memoria



Leonforte
Pagine della memoria
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di Pasqualino Pappalardo
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tratto dal volume pag. 39
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DON PAOLO, "IL GIUDICE"
Aveva una botteguccia di mercerie in corso Umberto. Qui esercitava la sua "Professione" di scrivano, avvocato, notaio e giudice. Redigeva infatti istanze, ricorsi, scritture private, dava consulenze e stipulava atti di compravendita. Le sue "scritture", che ancora si conservano in abbondanza, rigurgitano del linguaggio"legalese" e di terminologie particolari da lui coniate. Per esempio, uno stato di indigenza posto a fondamento di una domanda di sussidio diventava ai veri sensi difettivi, oppure ai verbi difettivi di legge; un piccolo fondo esposto alle insidie dei ladri era un vignalazzo a chi piglia piglia, e la Corte dei conti era il massimo organo al quale rivolgersi sia in sede civile che penale.
L'onorario per le sue prestazioni era di regola in natura, uova, frutta, verdure ed altro oppure fasci di legna, grano, acqua, eccetera.
Don Paolo Callerame era temuto e rispettato, soprattutto quando, dopo avere ascoltato le aprti in causa, si ritirava nel retrobottega per uscirne dopo qualche minuto al solenne annunzio dato da lui stesso, "La Corte!", e legeva la innappelabile sentenza.
Un personaggio degno di figurare in una galleria di tipi umani modesti e bizzarri.
Il compianto Segretario Comunale Salvatore Benintende, nel suo libro "Alcuni anni fa... a Leonforte" (Gennaio 1998), lo descrive "uomo pio e giusto". Dallo stesso volume riproponiamo due gustose istanze redatte da don Paolo nell'interresse dei suoi assistiti.
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Eccellenza Sig. Prefetto - Enna
Il sottoscritto xxx da Leonforte Via xxx N.xxx prega. Il medesimo è colui il quale che sventurattamente verso mezzogiorno del di 8 marzo u.s. fu orrendamente colpito di un potentissimo sinistro un spaventovole disastro, che come una specie di terremoto gli fu travolta la casa completamente, la casuccia in affitto, e precisamente in via xxx N, xxx, menomalemiracolo di Gesù Maria e Giuseppe di non aversi avverato un flagello maggiore, quanto si pensa che il supplicante è padre di ben sette figli tutti minorenni, il più grande di età appena 18 anni non compiuti, però gli umili oggetti furono completamente sepolti sotto le macerie rimanendogli e ve lo giuro notorio del resto a tutto il paese di avergli a questa numerosa famiglia i soli e semplici abiti di addosso giornalieri.
Ora, in riguardo, allora l'ingegniere Mancuso pieno di compassione e pietà che Iddio glielo renda, inoltrò domanda alla V. Ecc. facendovi presente il sopradetto malaugurale sinistro allo scopo di volermi benignare di qualche provvidenziale ed umile provvedimento in merito, però da allora niente novità e fino al momento, il che consigliatosi eco rivolgersi l'aversi preso la baldanza per mezzo della presente venirvi ad annoiare che ve chiede perdoni e scusi e nello stesso tempo con le lacrime agli occhi prega alla V. Ecc. affinché accoglierete il grido di cuore di questo povero padre di numerosa famiglia, povero ai sensi di legge in modo di volervi compiacere mandargli qualche umile obolo che volete assai provvidenziale in questo triste momento e vie lo giura ripeto.
Leonforte 6 maggio 1942 (firma)
PP
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In copertina:
Filippo Liardo (Leonforte, 1834 . Asniéres, 1917)
Suonatore di violino (olio su cartoncino, cm 30x21)
Collezione Comune di Leonforte

venerdì 19 ottobre 2007

Passatempi intelligenti

Dopo aver fatto i compiti un po' di svago non fa male. In rete, infatti, è possibile trovare un sito web dove poter giocare con diversi livelli di difficoltà, ma soprattutto con giochi online interessanti. E' possibile trovare il sudoku facile, medio o difficile, ma anche il diabolico. Quindi a ciascuno il livello di sudoku, intrattenimennto ideale per passare qualche minuto al pc pensando ed esercitandosi solamente con i numeri. Inoltre in queste pagine web si trovano altri tipi di giochi divertenti e tantissimi link di giochi online.
GOGETA 4

lunedì 15 ottobre 2007

La memoria

LE FORNACI NELLA VALLE DI GESSO

di Claudio Paterna



Ci sono voluti tre anni di misurazioni, rilievi fotografici, visure catastali, analisi sul regime dei suoli e delle acque per definire i confini e le proprietà da vincolare, per quella che può essere definita "la vallata delle fornaci in gesso", la più grande del mezzogiorno (circa 40 ettari). In effetti le sagome dei quattordici grandi forni per la cottura del gesso, localizzati nella stretta valle del torrente Marano, a tre chilometri dal centro abitato di Pietraperzia, si presentano all'occhio profano come altrettante architetture nuragiche che destano sensazioni insolite in questa parte dell'isola. Con più attenzione si scorge la fisionomia di costruzioni assai fragili, ecinti semicircolari costituiti da blocchi squadrati di pietra-gesso, addossati a casupole prive di copertura che tuttavia segnano visibilmente il territorio brullo e scosceso. Nella Sicilia dell'altopiano solfifero le superstiti struttre delle "carcare" di Pietraperzia sono oggi un unicum di archeologia industriale dell'estinta civiltà mineraria: le fornaci in pietrame a secco fornivano la materia prima per la costruzione e la decorazione delle abitazioni o per la produzione di calce idraulica.
A Pietraperzia anche l'imponente castello dei Barresi era costruito in solidi blocchi di gesso, per non parlare della casa del Governatore e delle vicine strutture delle zolfare di Montecane, Musalà e Canneto. Numerosi carrettieri - "issara" - partivano da queste contrade per portare la materia prima in tutta l'isola fino ai porti di Gela, Licata e Porto Empedocle dove la polvere bianca veniva imbarcata su pesanti chiatte proprietà degli Ingham e dei Whitacher, assieme allo zolfo e al salgemma (documenti e carteggi sull'industria mineraria in questa parte della Sicilia, sono stati recentemente trovati da uno studioso di racalmuto, Pietro Carbone, che li ha recuperati nientemeno che da una discarica, dove le carte e4rano state gettate). Il "gesso" veniva estratto dalle cave di contrada Marano, attraverso una rete di piccole esplosioni precedute da mini trivellazioni con pali in ferro a punta piatta: la roccia gessosa si frantumava in grossi massi che venivano ulteriormente frantumati con "pala" e "pico" dai lavoranti. Dalla cava la pietra gessosa veniva trasportata alla vicina "carcara" dove, disposta con maestria in modo semicircolare (ovvero seguendo il perimetro della fornace), veniva fatta ardere per 6-8 ore finché, dal colore annerito, non assumeva un colore bianco-rossastro, più adatto al raffreddamento e quindi alla definitiva "mazziatura" (fase necessaria questa per ottenere la raffinazione della polvere bianca o la selezione più accurata di blocchi da costruzione).
Oggi che il gesso si produce anche chimicamente nessuno sa più cosa farsene delle fornaci di un tempo. E allora giù le "carcare" con i trattori i quattro colpi di picone: il contadino preferisce il terreno seminitavo a quegli scheletri di pietra. Non c'è ne sono quasi più in tutta l'isola, solo a Pietraperzia resistono, in quella valle solitaria, dismesse da una ventina d'anni, dimenticate da tutti, soprattutto dai contadini "proprietari" emigrati in Germania. Insieme alla chiusura delle fornaci sono scomparsi usi, costumi e tradizioni che quel tipo di lavorazione aveva generato nel sostrato culturale delle famiglie "perzine". Non è rimasto nulla soprattutto sul piano imprenditoriale, malgrado l'industria estrattiva fosse fonte di reddito in quella parte di Sicilia talmente segnata dalla atica e dai bassi salari. Così la disoccupazione, l'emigrazione, la perdita di identità. E' scomparso tutto da canti, feste popolari, proverbi, consetudini familiari legate alle nascite, ai matrimoni, all'ingresso nel mondo del lavoro, alla trasmissione del mestiere di "issaru".
Tenacemente oggi la municipalità tenta di rinverdire i fasti della cerimonia più importante dell'anno "Lu Signuri di li fasci", celebrata in pompa magna dai discendenti dei cavatori e degli stessi carrettieri. Gli anziani "carrettieri" sono in effetti i più convinti divulfìgatori di quelle tradizioni di mezzo secolo fa, e tra un bicchiere di vino e l'altro, riprendono in allegria i canti, le danze e i proverbi della tradizione "issara". Qualcuno tra di loro parla dei miracoli della Madonna della Cava e dell'addolorata, quest'ultima vera personificazione, a livello simbolico, del dolore e del superamento rituale. Ma il vero miracolo si è compiuto da qualche anno con la ripresa d'interesse verso le "carcare": la curiosità per quelle sagome di pietra rinasce quando sulla scia delle iniziative collegate al Geopraco Ennese, qualche amministratore illuminato decide di favorire lo sviluppo locale attraverso i "Pit" ei "Por" dell'Unione Europea


domenica 14 ottobre 2007

Poesia


RESPIRI MATTUTINI

di Enzo Barbera



Abbasso la guerra

Poi
quando scriverò su questa guerra
(infame, come tutte le guerre)
ci metterò
pietà per chi è morto
acredine per chi l'ha voluta
rabbia per non averla potuta evitare.
Poi
quando scriverò su questa guerra
(stupida, come tutte le guerre)
ci metterò
un po' di poesia
un pizzico di saggezza
uno spicchio di speranza.
Poi
quando scriverò su questa guerra
(inutile, come tutte le guerre)
ci metterò
un crisantemo per tutti i morti di guerra
una lampada per tutti i dispersi
una preghiera per i paladini della pace.







L'Autore Libri Firenze
Biblioteca '80 Poeti

In copertina : Immagine Collezione Corel



giovedì 11 ottobre 2007

Frutta fresca

Amazon non vende solo libri e cd ma anche frutta e verdura. Così ha aperto una servizio a domicilio per comprare ortaggi freschi via web, con consegne utrarapide e soprattutto gratuite. L'esperimento, però, è riservato agli abitanti di Seattle e dintorni.

domenica 7 ottobre 2007

Fotografie

Sperlinga
100 immagini della nostra Storia
di Totò Scalisi
Scrive l'autore nella premessa:
La fotografia ha sempre esercitato un grande fascino in me per la straordinaria caratteristica di fermare il tempo, di imprimere nella memoria di chi la osserva qualcosa che altrimenti si sarebbe trasformato, sarebbe mutato con lo scorrere del tempo e sarebbe andato irrimediabilmente perduto
La convinzione che non si può avere futuro senza la conoscenza del passato, mi ha portato a raccogliere nel tempo una enorme mole di vecchie fotografie.
Visite illustri di grandi viaggiatori e fotografi (Jean Houel, Vivant denon e J. C. Richard de Saint.Non, G. Rohlfs, R Capa,...), e non solo, ci hanno lasciato immagini, scorci, ritratti o particolari del castello medievale di Sperlinga e dei suoi dintorni che documentano in maniera significativa la storia sociale, religiosa ed etnoantropologica della comunità e l'evoluzione del paese negli ultimi cento anni.

Ho sempre pensato che questo materiale raccolto con meticolosa scrupolosità potesse destare interesse e curiosità anche in altri, ma mi è mancato lo stimolo giusto pe darlo alle stampe; adesso sono stato incoraggiato a pubblicarlo dall'attuale Amministrazione Comunale ed in particolare modo dal Sindaco, Pino Cuccì, dall'Assessore alla Cultura Gino Guglielmo e da tutti quei cittadini sperlinghesi che, rinunziando, in qualche caso, ad un pezzo della propria "privacy", mi hanno permsso di visionare fotografie che custodivano con una certa gelosia.
Rivolgo un caldo e sentito ringraziamento a coloro i quali mi hanno aiutato e sostenuto nel valorizzare l'importanza storico -documentaria ed effettiva di tutte quelle imamgini che rappresentano con tanta obiettività i molteplici aspetti della vita e come tessere di un mosaico vanno a ricmporre il nostro recente passato.
Copyright Edizioni Tomaselli - 2004

domenica 30 settembre 2007

Scuola e cultura antimafia

E' uscito il nuovo numero di "Scuola e cultura antimafia" diretto dal dott. Claudio Paterna. Interessante all'interno l'intervista a Maria Corlevich e Marcella Alletti sul movimento ADDIOPIZZO.

Sempre in forma

Generalmente le diete vengono fatte quando arriva la bella stagione e bisogna confrontarsi con la prova costume. In effetti, però, sarebbe opportuno avere una buona forma fisica tutto l'anno. Soprattutto la dieta non deve essere una tortura. Ma poichè non è facile il sito DietTelevisione tenta semplificare le cose mettendo a disposizone le schede con esercizi ginnici, video con consigli degli esperti nutrizionisiti e vari menù per cambiare alimentazione e variarla quotidianamente. Ma soprattutto mette in contatto l'esperienze dei vari compagni di sventura. Le pagine web sono dinamiche e accattivanti da un punto di vista grafica. Utilizzando le ultime tecnologie, ma purtroppo è solo in lingua inglese.

mercoledì 26 settembre 2007

Lo studio

L'ENNESE CULLA D'ARTE
di Claudio Paterna
Per tanti anni i manuali più accreditati hanno messo in rilievo l'opera dei grandi maestri delle arti figurative toscane sulla scorta di quanto il vasari aveva scritto nel XVI secolo, e più tardi su quelli ch i critici d'arte risorgimentali valorizzavano come grandi artisti e interpreti dell'estro italico. L'autore siciliano più famoso nella storiografia artistica nazionale è stato sicuramente Antonello da Messina cui oggi si riconosce il merito di aver fatto scuola d'eccellenza anche nella sua terra d'origine. Ma che dire del pittore del Trionfo della Morte, degli autori del tetto istoriatodello Steri e del Duomo di Nicosia, del maestro del polittico di Trapani, degli artisti dell'Albero della Vita nel portico del Duomo di Palermo? Recenti studi compiuti in Sicilia rendono in qualche modo giustizia dei vuoti stroriografici, ma resta ancora molto da fare. L'associazione "Sicilia Antica" di Termini Imerese ha concluso un corso di Storia dell'arte sul Quattrocento in Sicilia riportando d'attualità una serie d'autori spesso rilegati nell'oblio. E' emersa nell'Isola differente dall'immagine opaca che spesso le viene attribuita in riferimento al periodo di passaggio dalla monorchia siculo-aragonese al regno ispanico. Possiamo così guardare oltre l'orizzonte della committenza artistica di Messina, Catania, palermo e Siracusa nel XV secolo, per riportare d'attualità altre realtà geografiche dove nobiltà e clero eran comunque protagoniste della committenza artisitca, in taluni casi d'eccellenza, come nel caso di Piazza Armerina, sede di una delle più diocesi, come del resto Troina e Nicosia, raccoglie testimnoinanze artistico-pittoriche che vanno soprattutto dal XIII al Xv secolo che lasciano trasparire la continuità di una tradizione stilistica "autoctona". Soprattutto la presenza delle confraternite cui si aggiungono gli ordini cavallereschi e il Senato civico demaniale. Tutti insieme contribuiscono a "estendere" la realizzazione di opere d'arte e "appaltare" i lavori ad artisti provenienti da lontano (Lombardia, Marche ecc.) o per favorire artisti locali.
Parliamo essenzialmente di soggetti artistici sacri. I motivi "profani" del ciclo cavalleresco o classico appaiano raramente, tutt'al più sotto le vesti del simbolismo gotico (Baltrusatis). Sappiamo bene che le simbologie dell'arte sacra fossero terreno di disputa tra clero e nobiltà, ma sappiamo pure che la devozione popolare pur privilegiando i soggetti sacri si orientasse verso le storie apocrife e verso i numerosi sincretismi locali. Il ciclo degli affreschi del Piriorato di Sant'Andrea (XIII) è un primo clamoroso esempio della vivacità artistica della parte più interna dell'Isola. Malgrado l'umidità del luogo e uno strato protettivo eccessivo sui pigmenti (collocato dai restauatori negli anni cinquanta), che conferisce innaturale rifrazione della luce, le opere collocate su pannelli rappresentano un unicum sotto diversi punti di vista.
Tra i 21 pannelli esposti, oltre le opere duecentesche, ve ne sono del XIV secolo, soprattutto vi è un Sant'Andrea in trono del XV secolo che non appare isolato nel panorama pittorico di quell'area. Se andiamo al vicino convento di S. Maria di gesù ci accorgiamo che il recente ritrovamento del dipinto murale la "Madonna in Trono" (XV) eccheggia le movenze del gotico internazionalepresente in Sicilia (lo stesso Vittorio Sgarbi definisce l'opera ritrovata documento da manuale per la nostra storia dell'Arte). E gli angeli musicanti e le figure di santi scoperte sotto cornice secentesca, la cultura dell'opera - caratterizzata dalla tipica prospettiva esasperata, dalla delicatezzadei voolti - non ricordano i due personaggi mistici della tavoletta quattrocentesca del Duomo di Gagliano? O i tratti della pittura su tela della Madonna del Latte di Cerami - recentemente riscoperta e motivo di indagini da parte dal Centro regionale del Restauro - non ricorda talune figure del tetto ligneo di Nicosia, pur esso degli inizi del Quattrocento? O ancora, le figurazioni dei "capocroce" dei Crocifissi dipinti di Assoro e Agira non ricordano un gusto popolaresco al confine tra arte e artigianato? La bella notizia è imminente avvio dei lavori di restauro delle pitture del tetto ligneo del Duomo di Nicosia, pitture scoperte dal Leopold agli inizi del secolo scorso, ma mai avviate ai restaurro integrale.
Tornando a Piazza Armerina vi è nel XV secolo l'importante presenza di un autore quale il Maestro della Croce (opera al Duomo) che non lascia dubbi sulle sue capacità già descritte da Maria Concetta Di Natale e accostabili alle osservazioni sulle Croci dipinte dell'ennese fatte dalla stessa Teresa Pugliatti (1992). Il modulo del "gotico doloroso" si riscontra soprattutto nel genere del Cristo col capo reclinato, ma a Piazza Armerina e nell'ennese in genere, la mano dell'artista locale si esercita su generi diversi pur appresi altrove, forse nell'area messinese o palermitana.
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giù pubblicato il 25.03.2007
su "la Reubblica" inserto della Sicilia
pagina della cultura

venerdì 21 settembre 2007

320 metri di dolcezza




I pasticceri del comune francese di Meurthe-et-Moselle per festeggiare il passaggio "veloce" del treno TGV hanno preparato una torta lunga ben 320 metri. La lunghissima torta si è dipanata lungo le vie cittadine. Non è il primo record dei pasticceri francesi, ma già in passato avevano preparato un'altra torta lunga 220 metri. Per poter realizzare questa lunghissima torta ci sono voluti ben venti pasticceri. Il capolavoro dolciario successivamente è stato tagliato in 8 mila fette e distribuito a tutti i cittadini. Il tutto per la gioia di grandi e bambini.

giovedì 20 settembre 2007

UN PO’ DI CHIAREZZA SULL’ ARON DELL’ ANTICA EX- SINAGOGA DI AGIRA


UN PO’ DI CHIAREZZA SULL’ ARON DELL’ ANTICA EX- SINAGOGA DI AGIRA


Nell’aprile del 2002 l’Istituto Internazionale di Cultura Ebraica presieduto dal prof. Titta Lo Jacono realizzò ad Agira un ben riuscito Convegno Internazionale sull’Aron.

L’evento portò alla ribalta un reperto, forse unico al mondo, che prima d’allora era a conoscenza solo di pochi studiosi e sensibilizzò ( almeno così parve) gli Enti pubblici sulla necessità della ricostruzione dell’ex Sinagoga e del restauro del suo Aron.

Oggi è assodato che ad Agira esiste un manufatto in pietra( Echal ) che è riconducibile all’armadio (Aron) santo ( Ha qodesh) in cui si custodivano i Rotoli del Pentateuco (Torah) con le leggi di Mosè.

Di questo prezioso reperto tanto si è scritto e, a volte, senza volerlo si è fatta un po’ di confusione , quindi per rispetto della verità storica ci sembra opportuno ripercorrere cronologicamente le fasi di come si è giunti alla scoperta e alla individuazione della Sinagoga di Agira e del suo Aron.

Nel 1748 lo storico Giovanni Di Giovanni in L’ebraismo della Sicilia escludeva che ad Agira vi fosse mai stata una comunità di ebrei. Nel 1890, invece, i fratelli Bartolomeo e Giuseppe Lagumina , in un loro studio dal titolo Codice diplomatico dei giudei in Sicilia dimostrano che nel 1489 tra le quarantatre comunità ebraiche del regno di Sicilia c’era quella di Agira.

Ma fu solo nel 1910 che lo studioso agirino mons. Pietro Sinopoli Di Giunta individuò nella chiesetta di Santa Croce l’ex Sinagoga sicuramente esistente nel 1459 in quanto tale data, così gli era parso, era leggibile nella scritta del portale contenuto al suo interno.

Dopo anni di silenzio, nel 1947 il prof. Enzo Maganuco in qualità di relatore della tesi di laurea di Giuseppe Morina dà una sua interpretazione della dedicatoria sul portale, diversa da quella data dal Sinopoli confermandone però la datazione.

Nel 1974 Matteo Gaudioso in La comunità ebraica di Catania nei secoli XIV e XV pubblica una foto del manufatto di poco anteriore al suo prelievo e conseguente collocazione nella chiesa parrocchiale SS. Salvatore, dove venne incastonato nella navata di sinistra per chi entra.

Il primo che mise in discussione che il portale fosse qualcosa di diverso fu lo storico agirino Filippo Maria Provitina che nel 1980 in una monografia ( la sua prima Storia Patria è datata 1967), lo individua come altare della ex Sinagoga.

Lo stesso studioso, volendo poi indagare sul prezioso reperto, nel 1995 avvia e porta avanti un’operazione di archeologia storico- religiosa che concretizza conducendo ad Agira il semitista mons. Benedetto Rocco di Marineo.

Le visite di mons. Rocco ad Agira si sono svolte in tre tornate, dal novembre 1995 all’aprile 1996, il suo “aiutante in campo” è stato sempre Filippo Maria Provitina, il quale da me telefonicamente raggiunto a Palermo dove vive attualmente, mi ha riferito alcuni retroscena delle tre visite, e in particolare mi ha comunicato che il primo sopraluogo si svolse il 4 novembre 1995 e che vi parteciparono, oltre a lui e a mons. Rocco, il sicilianista Pippo Scianò, lo studioso di ebraismo Titta Lo Jacono, e autorità locali. Il Provitina specifica che Titta Lo Jacono si era aggregato su invito di Pippo Scianò, che non era egli mai stato ad Agira e che comunque non fu presente alle altre due visite in cui mons. Benedetto Rocco individuò con certezza nel manufatto di pietra l’ARON o Arca Santa interpretando inconfutabilmente l’iscrizione riportata sul suo cornicione : “ Nell’anno di : <<> Giacobbe, venite e camminiamo alla luce ( del Signore)>>. Cioè nell’anno 1454 “. Nell’occasione della 3° visita del 22 aprile del 1996, la 2° si era svolta il 23 gennaio 1996 , Filippo Maria Provitina si avvalse del forestale Michele Rocca, per la scrupolosa misurazione dei ruderi dell’ex Sinagoga. Quella volta fu presente il prof. Salvatore Mangione, pure coinvolto dal Provitina, e il Sindaco di Agira con l’Assessore al ramo.

Nello stesso 1996 mons. Benedetto Rocco pubblicava su Ho Theològos 1996, 129-138 le risultanze del metodo scientifico seguito per la traduzione del testo biblico.

Tali studi e scoperte sono stati resi pubbliche in una affollata conferenza voluta dal Sindaco pro tempore che il Provitina tenne nella sala consiliare del Comune di Agira l’ 8 aprile 1998, e ne scrive in Storia di Agira e del suo Santo pubblicata nel 1999 (vedi pagg. 79, 156, 224, 225, 232, 251, 252, 253)e ristampata con integrazioni nel 2006 dalla Casa Editrice Abbadessa.

In occasione del Seminario Internazionale sul Giudaismo in Sicilia agli osservatori più attenti non sfuggirono e non si spiegarono le assenze dei personaggi che avevano di fatto e di merito contribuito allo studio del prezioso manufatto ( mons. Benedetto Rocco e Filippo Maria Provitina).

L’Aron è stato riconosciuto “Il più antico d’Europa”dallo studioso Nicolò Bucaria (condotto ad Agira dal Provitina insieme a mons. Benedetto Rocco nella primavera del 1996) e nella due giorni si fecero tanti buoni propositi : la ricostruzione della sinagoga e il suo inserimento in un apposito circuito turistico denominato “ percorso della memoria ebraica in Sicilia ”, il restauro dell’Aron e l’attivazione di un centro studi sull’ebraismo medioevale in Agira valorizzandola come “luogo del dialogo e della storia”, essendo colà ancora ben individuabile l’antica casba araba (rione Rocche).

Da allora dell’Aron Ha Qodesh di Agira, tranne una visita di una folta delegazione di studiosi americani avvenuta nel novembre 2005, non se ne è sentito più parlare, e di tutte quelle belle intenzioni espresse al Convegno Internazionale non si è realizzato nulla.

Ad agitare le acque ci ha pensato il Lo Jacono con un suo articolo sul periodico del Lions Club questo scritto ci sono inspiegabili dimenticanze e inesattezze che oscurano il suo grande merito nell’avere organizzato il Simposio del 2002. di Leonforte pubblicato nel maggio 2007; in

Leggendo l’articolo si ha sensazione che egli abbia sentito parlare per la prima volta degli Ebrei d’Agira nel 1991 grazie ad una lettera speditagli dall’Argentina dal benemerito dott. Juan Canzonieri che ha condotto uno studio ( non completato) sugli ebrei d’Agira e ciò è quantomeno inspiegabile per uno studioso di ebraismo del suo calibro visto che studiosi come i Lagumina, Sinopoli, , Managuco, Gaudioso, Provitina già ne avevano scritto in note pubblicazioni.

Poi scrive che in occasione della sua prima visita ad Agira ( che egli dice essere avvenuta nel 1992, quando invece si svolse nel 1995) notò che il portale della Sinagoga era alto appena 80 cm. , quando è sotto gli occhi di tutti che è ad altezza d’uomo ( pubblichiamo il disegno dell’ Arca Santa con le relative misure).

Quindi accusa mons.Benedetto Rocco di essersi appropriato di una sua “indimostrabile illuminazione” e cioè di aver per la primo riconosciuto l’Aron .

E poi quasi a volerlo punire lo dà per morto, quando mons. Rocco è vivo e vegeto. Però gli riconosce il merito di aver interpretato la scritta in ebraico dedicatoria dell’Aron, sostenendo che l’ ha ricostruita attraverso vecchie foto. Peccato che queste ultime siano illeggibili. In effetti la scritta nella sua completezza venne decifrata grazie ad una lastra fotografica di vetro che per insistenza del Provitina venne messa a disposizione di mons. Rocco da don Roberto Zito, parroco del SS. Salvatore nel cui archivio era conservata, nella 3° e ultima visita.

Infine chiude l’articolo facendo un’ipotesi rispettabilissima anche se discutibile e cioè che la Sinagoga di Agira forse non sia mai esistita, ma che ci troviamo in presenza di un Bet ha midrashEchal per l’Aron così imponente si giustifica col fatto che apparteneva ad un ricco ebreo; in quel secolo ad Agira non c’è però alcuna traccia di tanto dovizioso cittadino. (oratorio privato) e che la presenza di un

A noi, semplici osservatori , le piccole beghe tra studiosi non ci interessano però ci importa la verità e per questo suggeriamo all’Amministrazione comunale di Agira di organizzare un convegno per rendere giustizia a chi realmente con impegno e studio si è dato da fare per scoprire e valorizzare la Sinagoga e il suo Aron e , soprattutto, per creare le premesse per conservare il Tempio e ricollocare l’Arca santa nel sua posizione originaria.

Enzo Barbera

Leonforte, 15 settembre 2007

mercoledì 19 settembre 2007

La memoria - Cose d'altri tempi

Scrive l'autore:
Per dire che le cose ora raccolte qui in triplice ripartizione a formare questo libro sono state scritte oer otium, passatempo e insieme riempimento dell'anima, nell'otium dell'attesa.
Sul filo della memoria l'autore rievoca gli anni del suo farsi uomo, da quelli dell'infanzia a quelli della giovinezza. Un pericolo grosso modo di venti anni: 1930-1950.
Di questo libro che nsce dall'idea (bisogno o arroganza?) di "comunicare"agli altri (sentimenti esperienze di vita di un tempo che non è più), responsabile è in prima persona l'autore, ma in un certo senso "responsabili" sono anche quegli amici, che avutone contezza (è capitato in taluni momenti di confidenza) anziché distoglerlo lo hanno invogliato e incoraggiato.
E così esso, libro di memorie, stampato nel minum tipografico di cinquecento copie, viene pubblicato. Almeno per quei "venticinque lettori", absuit iniura verbis, dei Promessi Sposi.
Anziani che con l'anziano auotre, tornando indietro a quei momenti comunque meravigliosi del loro affacciarsi e correre spensieratamente fiduciosi incontro al domani, possono partecipare a quel gaudium speciale che è proprio della rimembranza.
Giovani a cui l'approccio, al di la dei libri di storia che delle piccole cose non parlano, con i modi di sentire e vivere dei loro padri dei loro nonni della Leonforte della prima metà del Novecento, può essere occasione piacevolmente utile di riflessione e apprendimento.
intanto l'autore ringrazia indistintamente i tanti amici che in vario modo e misura lo hanno "supportato" e "sopportato" nella sua defaticante ricerca di notizie dati e fatti; distintamente però Pietro Chiaramonte, Salvatore Chiaramonte, Salvatore Fantauzzo, Luigi Fornarotto, Gaetano Gervasi, Filippo Valenti, suoi "consulenti speciali".
E ancor più di cuore i cari giovani amici Pino ctalfo e Ignazio francesco Pontorno che gli sono stati vicini, preziosi collaboratori ciascuno per la propria parte, nella realizzazione di questo libro.
Con tutti si scusa, assicurando che non l'ha fatto apposta, per eventuali errori ed omissioni.
Et hoc satis est.
Antonino Proto

In copertina

Foto d'epoca: orchestrina improvvisata di quei tempi.

"Mandolinista" Francesco Leonforte

"Fisarmonicista" Sarino Bonaventura

"Chitarristi" rino Scuderi e Sarino D'Angelo

"Dirige" Nino Proto


Aspettando la pioggia



E' da parecchi mesi che non piove più sulle nostre regioni inmodo particolare sulla Sicilia. Nello stesso tempo e da tanto tempo che non sentiamo l'odore che sprigiona il terreno bagnato dalla pioggia. L'odore della terra appena arata o di quella bagnata dalla pioggia. Senz'altro inconfondibile. Un gruppo di scienziati della Brown University sono riusciti a svelare gli ingredienti che causano questo particolare odore. Un cocktail di batteri e funghi che vivono in simbiosi nel terreno e producono la "geosmina" : letteralmente significa "odore della terra. I chimici statunitensi hanno battezzato con questo termine il mix di sostanze che vengono generate dai microrganismi del sottosuolo. Sin dal 1965 che si cerca di scoprire che cosa fosse a generare questo odore particolare. Fosforo, azoto e magnesio combinati tra loro in dosi particolare formano la "geosmina" fino a ieri sconosciuta. I risultati di laboratorio sono pubblicati nelle pagine web del Nature Chemical Biology.

sabato 15 settembre 2007

Notizie storiche su sulla vetusta Tavaca oggi Leonforte


L'autore ha scritto:

Egregi Concittadini,

Alquanti anni or sono balenatomi in mente l’idea di raccogliere alcune notizie storiche sulla vetusta Tavaca e intorno alla città di Leonforte, manifestai ad alcuni la mia determinazione. L’annunzio fu accolto con un plauso pari al desiderio e questo riaffermò in me il proponimento di farne la compilazione nel miglior modo possibile.
Qual cosa più cara che il ricordare i luoghi dove abitarono gli avi nostri, e riandando il rapido succedersi dei secoli, trasportarci ai tempi lontani e saperne le vicende?
Per avere queste notizie ho dovuto leggere molti libri storici, battere di porta in porta e chiedere come un obolo qualche documento o qualche manoscritto in cui sapevo di certo che un raggio di luce avrebbe rischiarato la folta tenebre nella quale ero avvolto. Finalmente dopo lunghe e penose ricerche, sono riuscito in qualche modo a raccogliere ed a coordinare tutte quelle notizie che potuto attingere sulla mia cara patria.
Con quale intendimento ho scritto queste notizie e sopra quali basi ho posto la opera mia?
Il celebre Rollin fu d’avviso che “il ricercatore sopra tutto la verità e questa riferire all’utilità avvenire, dev’essere scopo precipuo dell’autore.”
E questo è stato appunto il mio intendimento, a raggiungere il quale mi sono servito, per quanto riguarda i tempi più antichi, della relazione degli antichi storici, e per quanto riguarda i tempi più vicini a noi, mi sono state di guida, scritture, iscrizione pubbliche, opuscoletti, manoscritti ed atti pubblici che citerò.
Questa è la via che ho seguito.
Spero di non essere biasimato dai miei cortesi lettori tanto più che non attribuisco a quest’umile lavoretto alcun valore e non spero da esso alcuna gloria, non avendo altro desiderio che quello di ottenere la pubblica indulgenza.
Se poi queste notizie potranno servire di incitamento ad altri più competenti di me per riuscire nella compilazione di una storia completa, io ne sarò assai lieto, giacchè questo mio umile lavoro, avrà servito, se non altro come “Poca favilla gran fiamma seconda”.
Ed ora rivolgo infinite grazie a coloro i quali mi furono cortesi di notizie fra i quali l’egregio Direttore del Ginnasio prof. Cav. Luigi Castro e più di tutti l’intimo amico prof. Calogero Vitanza, il quale non solo mi fu largo di notizie, ma si ebbe per questo mio lavoretto premure quasi pari alle mie colla pubblicazione dei suoi opuscoletti storici.
Né posso trascurare il mio affettuoso amico sacerdote Salvatore Varveri fu Alfonso, il quale colla sua dimora a Palermo di quasi sei anni trovò documenti storici importanti di Leonforte nell’archivio privato del principe di Trabia, e che gentilmente mi ha offerto.

New-York 1923


Mazzola Giovanni fu Giovanni
Ristampa a cura del Comune di Leonforte - 2003

venerdì 14 settembre 2007

Stranezze



Sono tante le stranezze di questo nostro "pazzo" mondo. Pensate se trovate una balena così per caso presso le coste inglesi non vi azzardate a toccarla, perché la testa tocca al re, la coda alla regina. La legge che sancisce questa regola risale ad un secolo fa, ma non è stata mai abrogata e dunque e ancora in vigore. Il Times ha raccolto ventiquattro bizzarrie tra cui questa stilando una classifica sulle leggi più strane del mondo. Se gli inglesi vietano di pescare un "pesciolino" come la balena i francesi non scherzano. Una legge francese, in omaggio al famoso imperatore Napoleone Bonaparte (foto accanto), vieta di chiamare un maiale Napoleone. Curioso sarebbe sapere come sanzionare lo sventurato che muore nel Parlamento Inglese: visto che è decisamente proibito. Nell'Ohio (Stati Uniti d'America) è valida ancora una norma che vieta di ubbriacare i pesci appena pescati. Ancora in America precisamente in Florida è vietato alle nubili di lanciarsi con il paracadute di domenica. E' consigliabile, quindi, per chi ha intenzione di intraprendere un viaggio di consultare i codici.

giovedì 13 settembre 2007

41 bulbi a centimetro quadrato



Quarant'uno peli per centimetro quadrato fanno del cinese Yu Zhenhuan l'uomo più peloso del mondo. In Cina è un noto cantante. Ultimamente si è messo in testa di fare il tedoforo per le olmpiadi cinesi, visto che le selezioni per portare la torcia di Pechino 2008 sono aperte a tutti. Il comitato olimpico, però è titubante e non sembra molto entusiasta. Teme, infatti, che la sua notorietà possa offuscare la fiamma dei Giochi.

martedì 11 settembre 2007

Scorci di Sicilia






Assoro (Pov.: Enna)




C'era una volta...

Assoro - c/da Maddalena settembre 2007



C’era una volta…

Da un po’ di tempo ormai tutti i quotidiani si stanno occupando della “quasi” scomparsa di un animale domestico: l’asino. In effetti quanti di noi sanno di questo? Pochi. Sono rimasti pochi esemplari di questo laborioso e caparbio animale. L’asino è scomparso dalla terra, dai paesi e persino dai racconti. Le nuove generazioni non l’hanno mai visto, se non in qualche documentario, i vecchi lo relegano negli angoli più remoti della memoria, perché l’animale evoca fatica e sudore, di pane duro e paglia. A scuola era simbolo del disprezzo per gli studenti meno inclini allo studio e poco diligenti, ma più al gioco. Ci sono tracce già nel Neolitico, si era fatto carico di tutti i pesi, concorrendo alla creazione di civiltà sia in Oriente che in Occidente. Tanti progetti hanno trasportato le sue bisacce. Lo si trova, ancora in qualche aerea depressa del Mondo. Povero tra i poveri, sopravvive a stenti. Lui usato per ogni tipo di servizio, l’animale del solidale connubio assieme al mulo (altro animale domestico in fase di estinzione) col fante di montagna, l’alpino. Il Comune di Marsala ha ritenuto opportuno e ha voluto innalzare un monumento a dimostrazione della secolare riconoscenza per la collaborazione svolta con silenziosa umiltà. Importante quanto la ruota che senza di lui non poteva girare. Rischia di essere ricordato soltanto nei libri. A rischio scomparsa anche i ragli, i calci tirati da dietro ai molestatori. Si porta dietro un vocabolario di parole, tanti significati , la metafora, il Pinocchio di chi è stato bambino qualche decennio fa.
Da tempo era scomparso il mulo suo figlio, frutto di un amore innaturale tra di lui, lo scalcinato della terra, e la cavalla, della nobile razza dei destrieri atleti infaticabili dei campi di battaglia. Nessuno ricorda più il bardotto, incrocio fra un cavallo ed un’asina, animale possente dal garrese alto usato dagli nostri Alpini. Trasportavano di tutto, dai viveri ai cannoni. Un obice veniva smontato e caricato dagli Alpini artiglieri su cinque muli. È scomparso il maestoso asino di Martina Franca, quello ragusano e il pantesco. Sta di fatto che l’asino non c’è più. La colpa deve essere sicuramente di qualcuno. Viene facile dire della modernità.
Ritornando al quadrupede, ci si è accorti con molto ritardo, forse in tempo, per scongiurare la definitiva estinzione. Dall’asina si ottiene un latte particolare, tollerato da coloro, e sono molti in modo particolare tra i neonati, che sono allergici al latte di altri animali. Il suo latte è molto simile a quello umano, ma meno ricco di grassi e, quindi molto digeribile. Adatto anche agli adulti che soffrono di particolari problemi intestinali e di aterosclerosi per la presenza in modo prevalente di acidi polinsaturi. Un suo enzima, presente anche nelle lacrime e nella saliva, il lisozima, ha un’azione fortemente antibatterica. Da qui si spiega perché gli animali usavano leccarsi le ferite e tra l’atro metafora usata dagli uomini. Un’asina produce al giorno poco più di un litro e mezzo di latte per sei sette mesi all’anno e costa molto caro a tal punto di paragonarlo ad uno dei metalli più preziosi. Avrebbe mai potuto immaginare Apuleio che dopo duemila anni il suo “Asino d’oro” sarebbe diventato veramente tale?.
A tal proposito stanno fiorendo tante iniziative a sostegno dell’allevamento del quadrupede, perché in oltre è utilizzato per l’onoterapia che è l’equivalente dell’ippoterapia. Si può affermare che grazie a questo ritrovato “interesse economico” sarà evitato totalmente la scomparsa dell’asino.
Leonforte - vie cittadine
agosto 2007

Blogger Buzz: 3, 2, 1, Action!

Blogger Buzz: 3, 2, 1, Action!

venerdì 7 settembre 2007

Multe salate? No, grazie..

La Polizia stradale del Cantone svizzero di Friburgo, dopo uno attento studio, ha constatato che gli automobilisti fanno sempre più infrazioni. Ha deciso, quindi, di incentivare l'uso corretto del codice stradale, offrendo cioccolata agli automobilisti meritevoli. E' denominata merci l'operazione che è scattata dopo normali controlli di polizia, chi ha dimostrato di avere documenti e auto in regola, sono stati offerti cioccalattini prodotti dalle migliori pasticcerie locali.
Potrebbe essere una buona idea anche per gli automobilisti italiani. Per esempio: i siciliani premiati con un buon "cannolo di ricotta" o con un pezzo di cassata. Gli automobilisti campani con gli "struffoli" o gli automobilisti di Belluno con lo "strudel".
Fonte: Venerdi di Repubblica

lunedì 3 settembre 2007

L'orlo delle dune

Padre

Padre, fermiamoci
il tempo s'affanna,
Parliamo,
il silenzio è ruggine
che divora l'acciaio.
Dialoghiamo,
io capirò il tuo disincanto
tu perdonerai le mie fughe.
La stagione dei rimpianti
è volata con la brezza della sera
ora che si avvicina la notte
vorremmo spiccioli di pace.
I nostri discorsi,
quando sarà primavera,
indurranno a fiore
il noce che piantammo.





PIRATO

L'ultimo treno è passato
sibilando un rancoroso addio,
rimangono sparsi cumuli di pietra
papaveri neri e gialle margherite.

Il Crisa affogato dalle canne
narra storie di poveri cristi,
di gente che è partita per il nord
e al paese hanno dimenticato.

L'ultimo treno è passato
e con esso la vita di ieri,
il fumo va controvento
sui binari viaggia la desolazione.



L'ORLO DELLE DUNE
di Enzo Barbera


PICCOLA BIBLIOTECA '8O COLLEZIONE SEKHMET
In copertina: Sekhmet Amuleto in pietra dura (VI - V sec. a. C.)

L'Autore Libri Firenze

domenica 2 settembre 2007

Offerte di lavoro


Interessante sito per chi cerca lavoro nel settore tecnologico. www.considerati.com Il database del sito copre buona parte del mercato europeo del lavoro. Inoltre, gli avvisi via e-mail e i feed RSS sono molto utili per tenere d'occhio le nuove opportunità e soprattutto le figure professionali più ricercate.

mercoledì 29 agosto 2007

Corteo medioevale

Corteo medioevale di Sperlinga 16 agosto 2007

Preparazione del corteo


Figuranti






Foto Totò Scalisi









Principessa di Sperlinga




Sindaci dei Comuni che hanno partecipato alla manifestazione