ADNKRONOS

mercoledì 29 agosto 2007

Corteo medioevale

Corteo medioevale di Sperlinga 16 agosto 2007

Preparazione del corteo


Figuranti






Foto Totò Scalisi









Principessa di Sperlinga




Sindaci dei Comuni che hanno partecipato alla manifestazione


martedì 28 agosto 2007

mercoledì 22 agosto 2007

Percorsi di vita

IL FENOMENO DELL'EMIGRAZIONE IN GERMANIA
NEI PRIMI ANNI '60

CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLA REALTA' LEONFORTESE


di Enzo Barbera


Già prima di partire
cominciai a tornare
e ogni volta che torno
mi preparo per la partenza.

(Giuseppe Giambuso)



Quella che riportiamo è la storia del nostro compaesano Salvatore Azzolina, la cui vicenda di emigrato in Germania dal 1960 è finita su un volumetto dal titolo “Da Leonforte a Bielefeld, la storia di Salvatore Azzolina, lavoratore straniero” scritto dal giornalista Niko Ewers, dal prof. Universatario Gerd Fleischmann, e dal sociologo dell'Ufficio stranieri Annegret Grewe e pubblicato dalla Casa Editrice di storie regionali di Bielefeld.
È un libro intervista dove con dei flashback l'Azzolina parla della sua vita e della sua esperienza di emigrante in terra di Germania. Lo scopo del libro, patrocinato dalla Regione del Nord-Reno-Westfalia, è quello di analizzare il fenomeno come essi abbiano inciso sulla crescita economica, culturale e sociale di quella realtà e, soprattutto, come si siano integrati in terra straniera.
E anche per noi è l'occasione per capire meglio la dura realtà di tanti nostri compeasani che, come dice il poeta Ignazio Buttitta, sono andati

unni c'è negghia e scuru,
e c'è u patruni staniu
e c'è u travagghiu duru.

Leonforte e
Bielefeld sono i luoghi dove si svolge la vicenda, Leonforte è il paese di nascita di Salvatore Azzolina, da dove si svolge la vicenda, Leonforte è il paese di nascita di Salvatore Azzolina, da dove partì all'età di 24 anni per cercare fortuna a Biefeleld che è una cittadina della Germania Occidentale situata sui pendii della Foresta di Teutoburgo della regione Nord-Reno-Westfalia.
La città tedesca era in quegli anni la meta preferita dei nostri emigranti per la sua lunga tradizione nell'accoglienza di immigrati e nella loro positiva integrazione.
Bielefeld, infati, dal dopoguerra fino al 1952, aveva accolto più di 35.000 profughi, anche se è solo dopo l'accordo tra Germania e Italia firmato nel 1955 che giungessero i primi lavoratori e proprio nel 1960 già se ne registravano 3,039, quasi tutti del sud Italia.
Quindi per il nostro giovane emigrante fu quasi scontato orientarsi verso la regione Nord-Reno-Westfalia e
Bielefeld, in particolare.
Quella di Salvatore Azzolina è una storia di ordinaria emigrazione simile a quella di tanti altri nostri compaesani che all'inizio degli anni '60 furono costretti ad emigrare alla ricerca di quel lavoro che nelle nostre zone difficilmente avrebbero trovato. Come è ormai assodato, il dopoguerra acutizzò i problemi economici e occupazionali perchè in tanti abbandonarono le campagne (dopo il fallimento della riforma agraria) e si riversarono nell'edilizia, ma il lavoro non c'era per tutti ed era sottopagato col risultato che si viveva negli stenti e in miseria.
Così in tanti (giovani e meno giovani) emigrarono. Per lo più erano ragazzi che partivano dopo aver espletato il servizio militare, ma partivano anche uomini sposati che lasciavano al paese le spose e i figli con la speranza, una volta trovati casa e lavoro, di ricongiungere la famiglia in terra straniera.
In Germania, però, i contratti di lavoro erano a termine (gastarbeiter) e ciò rappresentava un punto debole per i nostri lavoratori, perchè, man mano che si avvicinava la scadenza, si dovevano dar da fare per cercare un nuovo lavoro e spesso non trovandolo, erano occupati in particolare nel settore metallurgico, nell'edilizia e utilizzati nei servizi più umili.
Ma non se ne lamentavano più di tanto perché alla disoccupazione erano abituati, e poi la paga era soddisfacente, in media spedivano al paese la metà di quanto guadagnavano e le loro rimesse erano vitali per le esigenze familiari e ciò che rimaneva andava ad accumularsi nel conto della posta per formare un gruzzoletto che, mese dopo mese, si incrementava sempre più.
Tali risparmi, guadagnati con lacrime e sudore, sono serviti per costruire tante case che da un lato hanno migliorato la vivibilità, dall'altro tante di esse rimangono chiuse e utilizzate solo per pochi giorni all'anno.
Le case degli emigranti (almeno le prime) sono facilmente individuabili, perché sono “a pipituna” , costruire in modo disordinato e con facciate variopinte. In un secondo tempo i nostri emigranti cominciarono a costruire villette in campagna, anch'esse oggi chiuse e in penoso degrado.
Certamente, però, per i nostri emigrati non è stato un percorso facile perché la convivenza fra le popolazione indigena e quella straniera ha sempre creato dei problemi in ogni Paese. Ogni comunità ha in primo luogo una relazione di rigetto nei confronti di tutto ciò che è estraneo inconsueto. Persino le persone più ragionevoli e più tolleranti manifestano spesso una certa irritazione nei confronti di elementi forestieri e la storia ci dice che molti popoli reagiscono in modo negativo, intollerante, spesso anche brutale nei confronti di gente di altre nazionalità o di altra religione.
Quando i nostri connazionali arrivarono in Germania, venivano accolti con freddezza perché quella era un tipo di emigrazione economica che poco guardava all'aspetto umano, era più che altro una emigrazione economica che poco guardava all'aspetto umano, era più che altro una emigrazione di braccia e non di persone. Difficilmente trovavano alloggi vivibili e chi arrivava senza famiglia o gli scapoli venivano accolti in scomode baracche di legno, che, tuttavia, per i gravi disagi vissuti, trovarono accoglienti specie se potevano utilizzare la cucina.
La convivenza in baracca non era facile, normalmente in ogni stanza c'erano due letti con i servizi e la cucina in comune. Le baracche il più delle volte erano un tutt'uno con la fabbrica che a sua volta era distante dal centro abitato, insomma si creavano dei lager che isolavano alquanto gli emigranti.
I tormenti della lontananza coinvolgevano le spose e i figli. Se non riusciva a risolvere il proble4ma della casa, o non se la sentiva di condurre i figli in terra straniera perché li voleva far studiare in Italia, erano patimenti per tutti.
In molti casi, quando la situazione lo permetteva, partivano marito e moglie, lasciando i figli in custodia dei nonni e i bambini, specie se erano piccoli, spesso si dimenticavano dei genitori ed era alquanto imbarazzante quando al ritorno il padre (o la madre) cercava di baciare il proprio figlioletto e questi lo sfuggiva, abbarbicandosi alla nonna. Che strazio per i genitori!
Comunque chi non si scoraggiò e persistette nella ricerca, anche con l'aiuto degli assistenti sociali, prima o poi il problema lo risolse e riuscì a riunire la famiglia, tanti di loro decisero di ritornare in Patria, altri rimasero o perché nel contempo si erano ben ambientati e inseriti o per allontanarsi dai figli che ormai si ritengono “tedeschi”.
Nella fase di recessione i posti dell'industria diminuirono e aumentarono quelli dei servizi soprattutto nei settori della ristorazione e della pulizia e anche attualmente la situazione è stagnante, si trova qualche posto solo nel settore della ristorazione o nel terziario specializzato-super.
E quando, proprio per la recessione, nel 1973 vennero bloccare le assunzioni degli stranieri, all'anagrafe di
Bielefeld vi erano registrati 24.733 unità di immigrati e tra essi gli italiani erano ancora in maggioranza, ma tanti erano pure gli spagnoli, i turchi ed i portoghesi.
E proprio questi immigrati hanno dato un notevole contributo all'economia di Biefeleld, divenendo essi stessi uno dei fattori basilari dell'incremento produttivo, anche perché, se dell'inizio degli anni '60 gli stranieri che esercitavano una professione qualificata erano pochi, con l'inizio della fase prospera degli anni'60 e '70, tanti di loro si adoperarono per migliorare la propria professionalità.
In questo senso l'esperienza di vita del nostro Salvatore Azzolina è proprio una dimostrazione di comprensione e di buona convivenza. Con tutte le limitazioni e riserve che si vogliono, si deve dire che attualmente in Germania, dove vivono più di cinque milioni di stranieri e popolazione locale.
Uno dei fattori di integrazione sono stati i matrimoni, a tal proposito è stato appurato che in genere i matrimoni tra uomo tedesco e donna è tedesca e l'uomo è italiano.
Ma se la convivenza è tutto sommato realizzata, tante aspettative di integrazione tra la gente tedesca e quella straniera non si sono realizzate, alcuni problemi della prima generazione di immigrati, come la mancata partecipazione sociale e giuridica e l'isolamento dal contesto, sono stati trasmessi alla generazione successiva.
È vero che aumentano gli immigrati che si svolgono lavori qualificati, hanno degli alloggi adeguati, aumenta il numero dei giovani stranieri che studiano o che comunque conseguono una qualifica, ma un'equiparazione completa con la popolazione tedesca non è stata ancora raggiunta.
Anche la questione della partecipazione politica, dopo quasi mezzo secolo dall'arrivo dei lavoratori stranieri non è stata risolta. Già nel 1984 a Biefeleld è stato fondato uno dei primi Comitati consultivi per stranieri, i cui membri vengono eletti direttamente dalla popolazione straniera.
Questo Comitato trova ascolto nel Consiglio comunale e il suo impegno è diretto per acquisire il diritto di voto per gli stranieri perché, nonostante questo sia stato concesso ai cittadini dell'Unione Europea, la maggior parte degli extracomunitari ne è esclusa.
I nostri concittadini che negli anni '60 partirono per la Germania ormai sono tutti in pensione sia chi è tornato per sempre al paese e sia chi è rimasto in terra straniera. Chi abita a Leonforte ha nostalgia del tempo di quando era giovane e lavorava, chi è rimasto in Germania sente il rimpianto per il paese che è stato costretto a lasciare per cercar fortuna all'estero. Comunque tutti vivono il presente con malinconia e anche se sono soddisfatti di ciò che hanno realizzato ai chiedono se ne è valsa la pena.








In primo piano il Sindaco di Leonforte Giovanni D'Anna, Enzo Barbera e Fortunato Quagliano.

Dietro, da sinistra: Carmelo Pontorno, Enza Pecora, Franca Barbaraci, Angela Di Fazio, Mario Tremoglie









Pubblicazione presentata in occasione della "V° Giornata dell'Emigrante" nell'ambito dell'Agosto Leonfortese 2007.

lunedì 13 agosto 2007

2° Festival Internazionale del Folk


















E' iniziato domenica 12 agosto 2007 a Leonforte (EN) il secondo Festival Internazionale del Folk "Paisi miu". Presenze di primo ordine al Leonforte con gruppi che provengono dal Messico, dalla Turchia, dalla Francia e dalla Sicilia e precisamente da Gioiosa Marea che si sono esibiti ieri sera nella meravigliosa e suggestiva Piazza Regina Margherita di Leonforte. A fare gli onori
di casa è stato e sarà per le giornate successive il Gruppo Folkloristico "Granfonte" di Leonforte che ha il compito di curare l'organizzazione tutto sotto il patrocinio del Comune di Leonforte. Si concluso il 2° Festival del Folk nella serata del 15 agosto 2007 con un tripudio di colori, di suoni, di ritmi, di musiche esotiche e latine. E' satto un successo che la gente di Leonforte ha gradito partecipando in massa durante le serate della manifestazione. Per ricordare alcuni momenti godetevi il filmato del gruppo greco Tsestos - Greek Dance esibitosi nella prima edizione 2006.






Foto Carmelo Lentini






































venerdì 10 agosto 2007

Festa del Tortone

Si svolge a Sperlinga, uno splendido comune in provincia di Enna, il 16 agosto 2007 la Sagra del Tortone. Tpico dolce locale gustosissimo e dal sapore inimitabile. La sagra è caratteristica anche perché si svolge nello spiazzo antistante il suggestivo castello rupestre di Sperlinga, considerato tra i più belli del suo genere in Europa.

domenica 5 agosto 2007

In classe con chi vuoi


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