ADNKRONOS

lunedì 22 ottobre 2007

La memoria



Leonforte
Pagine della memoria
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di Pasqualino Pappalardo
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tratto dal volume pag. 39
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DON PAOLO, "IL GIUDICE"
Aveva una botteguccia di mercerie in corso Umberto. Qui esercitava la sua "Professione" di scrivano, avvocato, notaio e giudice. Redigeva infatti istanze, ricorsi, scritture private, dava consulenze e stipulava atti di compravendita. Le sue "scritture", che ancora si conservano in abbondanza, rigurgitano del linguaggio"legalese" e di terminologie particolari da lui coniate. Per esempio, uno stato di indigenza posto a fondamento di una domanda di sussidio diventava ai veri sensi difettivi, oppure ai verbi difettivi di legge; un piccolo fondo esposto alle insidie dei ladri era un vignalazzo a chi piglia piglia, e la Corte dei conti era il massimo organo al quale rivolgersi sia in sede civile che penale.
L'onorario per le sue prestazioni era di regola in natura, uova, frutta, verdure ed altro oppure fasci di legna, grano, acqua, eccetera.
Don Paolo Callerame era temuto e rispettato, soprattutto quando, dopo avere ascoltato le aprti in causa, si ritirava nel retrobottega per uscirne dopo qualche minuto al solenne annunzio dato da lui stesso, "La Corte!", e legeva la innappelabile sentenza.
Un personaggio degno di figurare in una galleria di tipi umani modesti e bizzarri.
Il compianto Segretario Comunale Salvatore Benintende, nel suo libro "Alcuni anni fa... a Leonforte" (Gennaio 1998), lo descrive "uomo pio e giusto". Dallo stesso volume riproponiamo due gustose istanze redatte da don Paolo nell'interresse dei suoi assistiti.
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Eccellenza Sig. Prefetto - Enna
Il sottoscritto xxx da Leonforte Via xxx N.xxx prega. Il medesimo è colui il quale che sventurattamente verso mezzogiorno del di 8 marzo u.s. fu orrendamente colpito di un potentissimo sinistro un spaventovole disastro, che come una specie di terremoto gli fu travolta la casa completamente, la casuccia in affitto, e precisamente in via xxx N, xxx, menomalemiracolo di Gesù Maria e Giuseppe di non aversi avverato un flagello maggiore, quanto si pensa che il supplicante è padre di ben sette figli tutti minorenni, il più grande di età appena 18 anni non compiuti, però gli umili oggetti furono completamente sepolti sotto le macerie rimanendogli e ve lo giuro notorio del resto a tutto il paese di avergli a questa numerosa famiglia i soli e semplici abiti di addosso giornalieri.
Ora, in riguardo, allora l'ingegniere Mancuso pieno di compassione e pietà che Iddio glielo renda, inoltrò domanda alla V. Ecc. facendovi presente il sopradetto malaugurale sinistro allo scopo di volermi benignare di qualche provvidenziale ed umile provvedimento in merito, però da allora niente novità e fino al momento, il che consigliatosi eco rivolgersi l'aversi preso la baldanza per mezzo della presente venirvi ad annoiare che ve chiede perdoni e scusi e nello stesso tempo con le lacrime agli occhi prega alla V. Ecc. affinché accoglierete il grido di cuore di questo povero padre di numerosa famiglia, povero ai sensi di legge in modo di volervi compiacere mandargli qualche umile obolo che volete assai provvidenziale in questo triste momento e vie lo giura ripeto.
Leonforte 6 maggio 1942 (firma)
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In copertina:
Filippo Liardo (Leonforte, 1834 . Asniéres, 1917)
Suonatore di violino (olio su cartoncino, cm 30x21)
Collezione Comune di Leonforte

venerdì 19 ottobre 2007

Passatempi intelligenti

Dopo aver fatto i compiti un po' di svago non fa male. In rete, infatti, è possibile trovare un sito web dove poter giocare con diversi livelli di difficoltà, ma soprattutto con giochi online interessanti. E' possibile trovare il sudoku facile, medio o difficile, ma anche il diabolico. Quindi a ciascuno il livello di sudoku, intrattenimennto ideale per passare qualche minuto al pc pensando ed esercitandosi solamente con i numeri. Inoltre in queste pagine web si trovano altri tipi di giochi divertenti e tantissimi link di giochi online.
GOGETA 4

lunedì 15 ottobre 2007

La memoria

LE FORNACI NELLA VALLE DI GESSO

di Claudio Paterna



Ci sono voluti tre anni di misurazioni, rilievi fotografici, visure catastali, analisi sul regime dei suoli e delle acque per definire i confini e le proprietà da vincolare, per quella che può essere definita "la vallata delle fornaci in gesso", la più grande del mezzogiorno (circa 40 ettari). In effetti le sagome dei quattordici grandi forni per la cottura del gesso, localizzati nella stretta valle del torrente Marano, a tre chilometri dal centro abitato di Pietraperzia, si presentano all'occhio profano come altrettante architetture nuragiche che destano sensazioni insolite in questa parte dell'isola. Con più attenzione si scorge la fisionomia di costruzioni assai fragili, ecinti semicircolari costituiti da blocchi squadrati di pietra-gesso, addossati a casupole prive di copertura che tuttavia segnano visibilmente il territorio brullo e scosceso. Nella Sicilia dell'altopiano solfifero le superstiti struttre delle "carcare" di Pietraperzia sono oggi un unicum di archeologia industriale dell'estinta civiltà mineraria: le fornaci in pietrame a secco fornivano la materia prima per la costruzione e la decorazione delle abitazioni o per la produzione di calce idraulica.
A Pietraperzia anche l'imponente castello dei Barresi era costruito in solidi blocchi di gesso, per non parlare della casa del Governatore e delle vicine strutture delle zolfare di Montecane, Musalà e Canneto. Numerosi carrettieri - "issara" - partivano da queste contrade per portare la materia prima in tutta l'isola fino ai porti di Gela, Licata e Porto Empedocle dove la polvere bianca veniva imbarcata su pesanti chiatte proprietà degli Ingham e dei Whitacher, assieme allo zolfo e al salgemma (documenti e carteggi sull'industria mineraria in questa parte della Sicilia, sono stati recentemente trovati da uno studioso di racalmuto, Pietro Carbone, che li ha recuperati nientemeno che da una discarica, dove le carte e4rano state gettate). Il "gesso" veniva estratto dalle cave di contrada Marano, attraverso una rete di piccole esplosioni precedute da mini trivellazioni con pali in ferro a punta piatta: la roccia gessosa si frantumava in grossi massi che venivano ulteriormente frantumati con "pala" e "pico" dai lavoranti. Dalla cava la pietra gessosa veniva trasportata alla vicina "carcara" dove, disposta con maestria in modo semicircolare (ovvero seguendo il perimetro della fornace), veniva fatta ardere per 6-8 ore finché, dal colore annerito, non assumeva un colore bianco-rossastro, più adatto al raffreddamento e quindi alla definitiva "mazziatura" (fase necessaria questa per ottenere la raffinazione della polvere bianca o la selezione più accurata di blocchi da costruzione).
Oggi che il gesso si produce anche chimicamente nessuno sa più cosa farsene delle fornaci di un tempo. E allora giù le "carcare" con i trattori i quattro colpi di picone: il contadino preferisce il terreno seminitavo a quegli scheletri di pietra. Non c'è ne sono quasi più in tutta l'isola, solo a Pietraperzia resistono, in quella valle solitaria, dismesse da una ventina d'anni, dimenticate da tutti, soprattutto dai contadini "proprietari" emigrati in Germania. Insieme alla chiusura delle fornaci sono scomparsi usi, costumi e tradizioni che quel tipo di lavorazione aveva generato nel sostrato culturale delle famiglie "perzine". Non è rimasto nulla soprattutto sul piano imprenditoriale, malgrado l'industria estrattiva fosse fonte di reddito in quella parte di Sicilia talmente segnata dalla atica e dai bassi salari. Così la disoccupazione, l'emigrazione, la perdita di identità. E' scomparso tutto da canti, feste popolari, proverbi, consetudini familiari legate alle nascite, ai matrimoni, all'ingresso nel mondo del lavoro, alla trasmissione del mestiere di "issaru".
Tenacemente oggi la municipalità tenta di rinverdire i fasti della cerimonia più importante dell'anno "Lu Signuri di li fasci", celebrata in pompa magna dai discendenti dei cavatori e degli stessi carrettieri. Gli anziani "carrettieri" sono in effetti i più convinti divulfìgatori di quelle tradizioni di mezzo secolo fa, e tra un bicchiere di vino e l'altro, riprendono in allegria i canti, le danze e i proverbi della tradizione "issara". Qualcuno tra di loro parla dei miracoli della Madonna della Cava e dell'addolorata, quest'ultima vera personificazione, a livello simbolico, del dolore e del superamento rituale. Ma il vero miracolo si è compiuto da qualche anno con la ripresa d'interesse verso le "carcare": la curiosità per quelle sagome di pietra rinasce quando sulla scia delle iniziative collegate al Geopraco Ennese, qualche amministratore illuminato decide di favorire lo sviluppo locale attraverso i "Pit" ei "Por" dell'Unione Europea


domenica 14 ottobre 2007

Poesia


RESPIRI MATTUTINI

di Enzo Barbera



Abbasso la guerra

Poi
quando scriverò su questa guerra
(infame, come tutte le guerre)
ci metterò
pietà per chi è morto
acredine per chi l'ha voluta
rabbia per non averla potuta evitare.
Poi
quando scriverò su questa guerra
(stupida, come tutte le guerre)
ci metterò
un po' di poesia
un pizzico di saggezza
uno spicchio di speranza.
Poi
quando scriverò su questa guerra
(inutile, come tutte le guerre)
ci metterò
un crisantemo per tutti i morti di guerra
una lampada per tutti i dispersi
una preghiera per i paladini della pace.







L'Autore Libri Firenze
Biblioteca '80 Poeti

In copertina : Immagine Collezione Corel



giovedì 11 ottobre 2007

Frutta fresca

Amazon non vende solo libri e cd ma anche frutta e verdura. Così ha aperto una servizio a domicilio per comprare ortaggi freschi via web, con consegne utrarapide e soprattutto gratuite. L'esperimento, però, è riservato agli abitanti di Seattle e dintorni.

domenica 7 ottobre 2007

Fotografie

Sperlinga
100 immagini della nostra Storia
di Totò Scalisi
Scrive l'autore nella premessa:
La fotografia ha sempre esercitato un grande fascino in me per la straordinaria caratteristica di fermare il tempo, di imprimere nella memoria di chi la osserva qualcosa che altrimenti si sarebbe trasformato, sarebbe mutato con lo scorrere del tempo e sarebbe andato irrimediabilmente perduto
La convinzione che non si può avere futuro senza la conoscenza del passato, mi ha portato a raccogliere nel tempo una enorme mole di vecchie fotografie.
Visite illustri di grandi viaggiatori e fotografi (Jean Houel, Vivant denon e J. C. Richard de Saint.Non, G. Rohlfs, R Capa,...), e non solo, ci hanno lasciato immagini, scorci, ritratti o particolari del castello medievale di Sperlinga e dei suoi dintorni che documentano in maniera significativa la storia sociale, religiosa ed etnoantropologica della comunità e l'evoluzione del paese negli ultimi cento anni.

Ho sempre pensato che questo materiale raccolto con meticolosa scrupolosità potesse destare interesse e curiosità anche in altri, ma mi è mancato lo stimolo giusto pe darlo alle stampe; adesso sono stato incoraggiato a pubblicarlo dall'attuale Amministrazione Comunale ed in particolare modo dal Sindaco, Pino Cuccì, dall'Assessore alla Cultura Gino Guglielmo e da tutti quei cittadini sperlinghesi che, rinunziando, in qualche caso, ad un pezzo della propria "privacy", mi hanno permsso di visionare fotografie che custodivano con una certa gelosia.
Rivolgo un caldo e sentito ringraziamento a coloro i quali mi hanno aiutato e sostenuto nel valorizzare l'importanza storico -documentaria ed effettiva di tutte quelle imamgini che rappresentano con tanta obiettività i molteplici aspetti della vita e come tessere di un mosaico vanno a ricmporre il nostro recente passato.
Copyright Edizioni Tomaselli - 2004