ADNKRONOS

martedì 30 settembre 2008

Il lavoro

Oggi trovare un lavoro, specialmente per chi per la prima volta cerca di inserirsi nel mondo delle professioni, non è facile. Soprattutto è difficile trovare le occasioni giuste o spesso non si riescono a trovare strumenti di consultazione adeguati alla ricerca del lavoro che fa per noi. Si può rimediare a questo ostacolo ricorrendo al servizio Catapulta, un portale che si occupa di lavoro e che segnala le offerte lavorative in tutto il nostro Paese.

Trovare lavoro oggi è diventato troppo difficile. Su Catapulta è presente un efficiente motore di ricerca che consente di consultare facilmente e in pochi attimi gli annunci presenti nel vasto archivio. Si può accedere agli annunci utilizzando diversi criteri: parole chiave, luogo o settore. Da segnalare la sezione che raggruppa gli annunci relativi agli stage e alla formazione.

Il Web viene così ad intrecciarsi strettamente con la vita reale degli utenti, rivelandosi un mezzo rilevante nella gestione di alcuni aspetti di essa. Particolarmente degna di nota all’interno di Catapulta la sezione Hot Employers, nella quale sono presenti tutte le aziende, le agenzie per il lavoro, le società di ricerca e le diverse organizzazioni che sono alla ricerca di personale.

Sul sito si possono trovare anche proposte di lavoro all’estero e, per facilitare ogni aspetto della ricerca di un impiego, è possibile anche reperire guide e articoli su come realizzare il proprio curriculum vitae.

Gli uragani

Nel web ormai si trova di tutto. Per gli appassionati della meteorolia ci sono a disposizioni diversi siti che danno la possibilità di poter essere a conoscenza del tempo 24 ore su 24. Nel mondo in cui viviamo esiste una rete di relazioni che accomuna i fenomeni ambientali che avvengono in ogni parte del pianeta. Non possiamo restare indifferenti di fronte a ciò che accade lontano da noi solo perché pensiamo che ne siamo immuni per la distanza che ci separa dai luoghi in cui si verificano i disastri ambientali.

Spesso infatti si innesca una catena di avvenimenti che comunque, in un modo o nell’altro, finiscono col coinvolgerci tutti in quanto comunità mondiale. E Internet, avendo ridotto le distanze e i tempi impiegati per percorrerle, ci ha abituati a considerarci membri di una società che comprende tutto il mondo.

Di recente abbiamo assistito agli effetti devastanti di uragani come Gustav e Hanna e nel 2007 Katrina. Stormpulse è un sito molto interessante che utilizza delle mappe sullo stile di quelle di Google per offrire un sistema che traccia il percorso di un uragano, in modo che gli utenti possano seguire in diretta lo spostamento di questo evento della natura.

Nella schermata dell’applicazione Web vengono visualizzate le informazioni per monitorare la forza e le eventuali direzioni dell’uragano lungo le coste dell’America. Sono disponibili anche i percorsi segnati in maniera precisa con delle linee e gli orari previsti. Gli internauti possono accedere ad informazioni scientifiche dettagliate che provengono dal National Hurricane Centre.

Particolarmente interessante è il vasto archivio degli uragani grazie al quale è disponibile la visualizzazione di questi fenomeni naturali selezionati per intensità o anno

giovedì 25 settembre 2008

La memoria

FIABE E BEFFE NELLA SICILIA LOMBARDA
DI
MARCELLA CROCE

Viaggi nell’aldilà, racconti di burle e sberleffi, favole magiche. Tutte le tipologie della fiaba, così come sono state individuate da Propp e da altri studiosi, ricorrono puntualmente nei racconti in lingua gallo-italica del paese di Nicosia racconti, tradotti ed elaborati da Sigismondo Castrogiovanni e recentemente pubblicati (accanto alla relativa trascrizione in italiano) nei due volumi “Eredità immateriale dei centri ennesi” a cura di Salvatore Lo Pinzino, sotto l’egida dell’associazione G.Forti Natoli di Sperlinga e della Regione Siciliana.
Nicosia condivide l’idioma gallo-italico (o gallo-romanzo) con Piazza Armerina e con una decina di altri centri delle province di Messina, Catania, Siracusa e Enna, tra cui Aidone, San Fratello, Sperlinga, Acquedolci e Novara di Sicilia: la cosiddetta “Lombardia siciliana”. Questa peculiare lingua che in realtà non è lombarda, ma ligure piemontese, deriva da una forte mescolanza etnica tra la popolazione locale e i popoli settentrionali arrivati al seguito dei normanni nell’XI e XII secolo. Essa presenta delle caratteristiche un po’ diverse in ciascuno di questi centri ed è stata spesso oggetto di discriminazione perché considerata espressione di inferiore ceto sociale.
Il gallo-italico è documentato anche in alcuni paesi calabresi e lucani; in quest’ultima regione ha ottenuto status di lingua minoritaria, così come è avvenuto per l’albanese di Sicilia. A Piazza Armerina, dove il gallo-italico viene chiamato “ciaccès ‘ncaucà”, esistono tuttora peti in vernacolari, tra i quali il più noto è Nino Testa. Istintivo e satirico, i cui versi, non ancora pubblicati vengono frequentemente declamati pubblicamente.
In Sicilia questa lingua di origine padane costituì un cuscinetto divisorio, una specie di barriera linguistica, fra il “palermitano” e l’idioma “siculo-orientale”. Queste zone sono certamente una enclave di grande interesse per gli studiosi di linguistica; a Remigio Roccella , che nel 1872 pubblicò il suo primo libro di poesia piazzese, si deve il capostipite dei vocabolari gallo-italici con elementi grammatica e fonetica, che da quel momento in poi divenne un punto di riferimento per ogni studioso. Salvatore Trovato, originario di Nicosia, ha curato la trascrizione ortografica del nicosiano, e dal 1987 ha attivato il progetto gallo-italico presso l’Università di Catania, dove è ordinario di Filologia moderna.
Quattro convegni sul gallo-italico, con relativa pubblicazione di Sigismondo Castrogiovanni, 74 anni, che fu maestro elementare a Nicosia per quattro decenni, si era accorto che questa lingua stava scomparendo e adoperò a salvarne i fondamenti, basandosi principalmente su materiale trascritto dalla testimonianza orale della propria madre.
Le favole sono esemplificazione di rituali iniziatici, e hanno sempre un valore didattico, come osserva nella sua introduzione Claudio Paterna, dirigente del servizio Beni storici-artistici e antropologici della Regione. Il protagonista è spesso vittima di una ingiustizia, deve nascondersi sotto mentite spoglie e superare e superare, con l’aiuto di oggetti magici, durissime prove prima che sia rivelata la sua vera identità. Ci sono racconti di fede ingenua dove, su un fiabesco sfondo religioso, monaci di grande creduloneria si lasciano facilmente abbindolare, e ci sono racconti di animali che con il loro perfetto antropomorfismo si inseriscono nella più pura tradizione favolistica esoplana. Dietro ogni vicenda si intuisce un mondo contadino di estrema miseria in cui non si è perso però il gusto dell’ironia, come nella storia di “Maestro Imbroglia Popolo”, disposto a stendersi sul cataletto e a intimare ai suoi otto figli di piangerlo per morto pur di sfuggire ai suoi creditori. È un mondo dominato dal fatalismo e dalla sempiterna dea che tutto sembra governa, la Sors fortuna, e nel quale il sovrannaturale è costantemente imbevuto di sincretismo: così è accaduto che la “Bella dei sette veli”, protagonista di una delle favole raccolte da Castrogiovanni, sia anche una delle denominazioni della Madonna di Trapani, il cui culto a sua volta era stato assimilato a quello della Venere ericina.
Correda l’opera un’interessante documentazione fotografica. Il primo volume contiene le etnofotografie che il dialettologo tedesco Gherard Rholfs, durante i rilevamenti da egli eseguiti per l’Atlante linguistico Italo-Svizzero, scattò nel 1924 per documentare la vita della gente che abitava nelle grotte a Sperlinga (definiti gli ultimi trogloditi nella stampa del tempo). Le favole del secondo volume sono illustrate da numerose cartoline d’epoca di Nicosia. Concludono il secondo volume le foto scattate dall’amministrazione locale fra il ’22 e il ’26 per far vedere al governo di Roma le condizioni di miseria nelle quali viveva a quel tempo la gente di Sicilia. È prevista la pubblicazione di altri volumi di racconti, che raccoglieranno non solo favole ma anche la descrizione.

lunedì 15 settembre 2008

La memoria

SPERLINGA
CITTA' ANTICA DI SICILIA

Il 9 agosto 2008 è stato presentato, all'interno dell'affascinante Castello di Sperlinga, il libro "Sperlinga - Città antica di Sicilia". La pubblicazione va arrichire la gia folta bibliografia su Sperlinga. Gli autori Liborio Bellone, Carlo Bellone, Paolo Totò Bellone, Antonino Bonomo, Simone Guglielmo e Salvatore Scalisi hanno analizzato tutti i dati e i reperti raccolti in un ventennio facendo un attento studio del territorio di Sperlinga. Il Presidente dell'Archeoclub d'Italia sede di Sperlinga, Totò Scalisi, nella presentazione della pubblicazione precisa che questo è frutto di un'attenta ricerca di appassionati di archelogia. Ricco di immagini con puntuali didascalie, la pubblicazione si presta alla lettura sia per gli appassionati di archeologia, di storia e sia per gli amanti della cultura in genere.


lunedì 1 settembre 2008

La memoria


MONASTERO SEPOLTO DAI RUDERI


di Claudio Paterna

È stato il più grande monastero di rito greco della Sicilia. Le sue dimensioni (circa 8 mila metri quadrati) e le sue proprietà fondiarie (297 salme di terra) permettevano al suo abate di sedere al 28° posto del braccio ecclesiale del Parlamento siciliano, grandi nomi che hanno dato lustro all’abbazia si ricordano almeno tre santi (san Silvestro, San Lorenzo di Frazzanò e San Filareto copisti bizantini del calibro di Leonzio di Reggio (autore di testi astetici, omilari e canoni liturgici) e abati illuministici come Epifanio Guarnera e Basilio di Napoli. Quello che oggi resta del monastero brasiliano di San Michele Arcangelo detto “il nuovo” a Troina, è un immenso triste rudere sulla Valle del Simeto, da anni in attesa di restauri.

Il passato però è fulgido: una grande produzione di manoscritti fino al XV secolo, una vasta raccolta di incunaboli e testi greci fino alla metà del settecento, l’epoca in cui viene fondata la grande abbazia in stile neoclassico (1761). Dal 1812 la lenta agonia per la perdita dei possedimenti feudali, fino al 1866, quando tutto viene abbandonato a causa delle leggi sabaude: la “preziosa” biblioteca viene dispersa tra Messina, Venezia, Roma, Palermo e la stessa Troina. Il monastero subisce gravissimi danni durante l’assedio alleato nel 1943 tanto da farne un’anticipazione di quello che accadrà a Montecassino.

Troina, la cittadina dei Nebrodi – che fu tra l’altro la prima diocesi dei normanni in Sicilia (1061) - non ha tuttavia, dimenticato il suo monastero greco. Una serie di iniziative culturali hanno inteso avviare una valorizzazione effettiva del grande patrimonio librario “disperso”, a partire dalla pubblicazione dei preziosi incunaboli, oggi conservati alla biblioteca comunale, a cura della Provincia regionale di Enna, sponsor dell’operazione di recupero.

Si sapeva che la biblioteca di San Michele fosse l’ultimo avamposto dei copisti e della liturgia greco-bizantina nella Sicilia Orientale; ne erano coscienti sia studiosi locali che quelli delle vicine Università di Catania e Messina: da tempo si indagava sul grande patrimonio dei monasteri scomparsi dei Nebrodi, poi passati dal XVII secolo al patrimonio dei Benedettini. Le ultime scoperte presentate da Sebastiano Venezia, giovane studioso locale, confermano che attraverso le “note di possesso” dei volumi riposti nei depositi comunali e del convento dei Cappuccini, è possibile ricostruire la consistenza della biblioteca dei basiliani nell’ultimo periodo di vita, tra il Seicento e il Settecento, quando solo a Troina resisteva la figura del Magister Grammaticae Grecae. Poche tracce rimangono, invece, della tradizione greca nella Sicilia dell’Ottocento.

“Ho ricostruito la cronologia dei testi segnalati dalla relazione del Cocchis nel 1726 _- dice il giovanissimo studioso – e si può senz’altro affermare che a Troina fino alla metà del XVIII secolo si elaborassero preziosi salmi e odi in greco scolastico, taluni dedicati ai salmi e odi in greco scolastico, taluni dedicati ai santi della tradizione locale. In questi anni l’unico richiamo alla tradizione liturgica è venuto dall’Eparchia di Piana degli Albanesi, con in testa il vescovo Sotyr Ferrara, chiamato nel 2004 dal sindaco della cittadina nebroidea ad officiare il 150° anniversario dell’ultimo sommo pontificale greco-bizantino dedicato a San Giorgio (1854). “Discendevano dall’ordine basiliano di Grottaferrata, come noi, i monaci di Troina – spiega l’eparca di Piana – Fino alla metà del XIX secolo giungevano in pellegrinaggio al monastero di San Michele fedeli di rito greco provenienti da Biancavilla, Bronte, Randazzo e San Michele di Ganzeria. Ancora oggi da quelle parti, ci chiamano per officiare qualcuno dei nostri riti”.

L’ironia della sorte ha voluto che al declino dei monaci brasiliani della Sicilia orientale (l’Archimandrato di Messina), si sostituissero i monaci di Piana, dell’altra parte dell’Isola, nella continuità di una tradizione greco-bizantina mai spentasi. Poi il declino. Prima la scomparsa della scuola di greco del monastero del Santissimo Salvatore a Messina (XVII secolo). Quindi il trasferimento ai benedettini dei beni delle ultime abbazie della val Demone. Conseguenza: il “trasferimento” della liturgia bizantina verso la Sicilia occidentale, dove, con l’arrivo dei coloni albanesi si rinvigoriva l’antica tradizione spirituale di ascendenza balcanica. Esempio di questo trasferimento “forzato” è il manoscritto conservato alla Biblioteca Comunale di Palermo contenente “diplomi e documenti” dell’abbazia torinese (Ms. Qq. H10).

Oggi si torna a parlare dei monasteri della val Demone e del loro patrimonio librario scomparso grazie all’interessamento dell’amministrazione comunale di Troina, con in testa l’assessore alla cultura, Giorgio Scollo, che insieme a nove circoli culturali, ha dato vita lo scorso anno, a una serie di eventi che hanno lasciato il segno.

Gia pubblicato il 14/06/2007 su “La Repubblica” di Palermo – Spettacoli Cultura Sport