ADNKRONOS

giovedì 27 agosto 2009

Ultima pubblicazione di Enzo Barbera



Appunti di storia Leonfortese



Questo libro di Enzo Barbera, frutto di ricerche accurate, si può definire un vero e proprio compendio della storia di Leonforte. Il volume tratta infatti argomenti i più vari, uniti tra loro da una visione globale e coordinata che muove dal Principe fondatore della nostra città (come era giusto con l'approssimarsi dell'anno 2010 che scandisce quattrocento anni dalla nascita di Leonforte), per snodarsi in capitoli che da soli, ognuno d'essi, potevano dare luogo ad autonome pubblicazioni: dall'economia all'emigrazione, dall'associazionismo alle vicende sociali e politiche, dalla giustizia al secondo dopoguerra, ai movimenti per l'Indipendenza della Sicilia e per l'occupazione delle terre incolte, alle feste dell'Unità, a quelle religiose, alle figure di spicco che hanno tessuto le trame della nostra storia.
Il tutto rigorosamente documentato e arricchito da un notevole apparato iconografico che richiama alla nostra memoria fatti, volti e momenti di vita quotidiana che costituiscono un vero e proprio archivio racchiuso in questo prezioso libro che l'Autore, con la modestia che lo distingue, ha intitolato "Appunti di storia Leonfortese".
Ed è emblematico che, in quarta di copertina, Enzo Barbera abbia voluto riprodurre i volti del Principe Nicolò Placido Branciforti, del pittore Filippo Liardo, dello storico Giovanni Mazzola e del Beato Cardinale Newman quasi a voler significare un ideale "filo rosso" che scandisce e propone un tessuto, un "cruciverba" ppassionante che si incarna nella cultura e nella vita di questo nostro paese che, con le sue luci ed ombre, conduce con coraggio e determinazione la diuturna lotta per la sua emancipazione.




Pasqualino Pappalardo




martedì 25 agosto 2009

LA SAGA DEI BRANCIFORTI

I Branciforti dalle remote origini a Nicolò Placido. Storia, miti e leggende... Un pezzo di storia europea e della Sicilia

LA SAGA BRANCIFORTI LA DINASTIA DEI RE CRESCIUTA IN SICILIA

Il 30 giugno 1735 il nuovo re della Sicilia Carlo di Borbone, figlio del re Filippo V di Spagna e della seconda moglie Elisabetta Farnese, entrò in Palermo per essere incoronato. A recare lo stendardo con le armi del re fu il primo barone del regno, don Ercole Michele Branciforti, principe di Butera, Grande di Spagna. I Branciforti erano da circa tre secoli tra i primi baroni del Regno e signori di buona parte dei feudi di Sicilia. Il solo Stato di Butera, primo titolo di Sicilia, comprendeva ben 19 feudi, tanto grandi che il suo impegno feudale per il servizio militare, nel 1700, fu calcolato in 109 cavalli. Da dove trova origine una famiglia così importante in Sicilia? Blasio Aldimari, in una sua pubblicazione del 1691, affermò che la famiglia Branciforti era catalana, francese ed italiana. Dalle ricerche effettuate nella storia della Catalogna, si è trovato effettivamente un casato di Blancafort presente in tutte e quattro le province della regione: Girona, Terragona, Lerida (o Lleida) e Barcellona. Molta importanza, in questo territorio, hanno avuto gli Ordini monasticocavallereschi, primo, fra tutti, quello dei Templari. Nella penisola iberica, infatti, specialmente nel nord-est, l' ordine del Tempio ebbe una forte espansione, dovuta in molta parte al favore goduto dai governanti dell' Aragona e della Catalogna per la sua partecipazione alla "Reconquista". Tale favore arrivò a far sì che il re di Aragona Alfonso I, non avendo eredi... Una discendenza di almeno venti generazioni, attraverso tre grandi nazioni europee, sei regioni d' Italia e un numero pari di Ordini cavallereschi ed "esoterici" influenzati dalla loro presenza: parliamo dei Branciforti, grande famiglia dell' aristocrazia siciliana con radici in Spagna e Francia, fondatori di almeno trenta grandi abitati nell' isola, da Leonforte a Bagheria, di biblioteche, di gallerie d' arte, di circoli filantropici, ma anche esponenti di quella razza padrona, latifondisti sempre presenti nelle vicende storiche dell' isola, talvolta da Vicari Generali del Regno, in ogni caso sempre al servizio dei potenti, siano essi reo vicerè stranieri, incollati al seggio permanente nel Parlamento siciliano. Oggi sappiamo qualcosa in più del loro lungo cammino nella storia per merito di un bel volume di Nino Pisciotta I Branciforti, dalle remote origini a Nicolò Placido (Edizioni Bonfirraro, 252 pagine, con oltre 200 immagini a colori e almeno 50 stemmi araldici, 23,50 euro). La copertina dei crociati alla battaglia di Ascalona potrebbe trarre in inganno come libro di narrativa a uso didattico, e invece si tratta di una ricerca storica compiuta in gran parte all' Archivio di Stato di Palermo; oltre mille unità archivistiche dal XV al XVIII sec. che uniscono in un unico destino le famiglie degli Speciale, dei Barresi, dei Santapau, dei Villanova ai Branciforti. Pisciotta, pur non essendo uno storico professionista, ha ricostruito pazientemente le innumerevoli cariche pubbliche ricoperte dai membri della famiglia e la ramificazione dinastica, soprattutto i sette "sottorami" siciliani, segnalati con un codice generazionale e un segno grafico (quaranta pagine dedicate agli alberi genealogici). La bibliografia comprende oltre 107 pubblicazioni. L' appendice documentaria oltre venti pagine. Il tutto in un linguaggio scorrevole, essenziale ma coinvolgente. Aspetto parallelo alla storia dinastica della famiglia è quello "esoterico", un vero e proprio "codice" con cui vanno lettii passaggi di proprietà, i matrimoni e le vicende. Anzitutto le origini della famiglia, dove inizia la «proposta interpretativa» di Pisciotta: dal ramo catalano dei Blancafort a quello francese dei Blanchefort d' Aquitania, Liomousine e Couiza. A loroè assegnato un ruolo fondamentale all' influenza degli eretici Càtarie all' Ordine dei templari. Già nel 1005 un membro della famiglia dei Blanchefort ricopre il ruolo di vescovo dei Càtari. È il primo Bertrand della casatae insieme ai discendenti difende questa parte di Provenza dalle truppe Guelfe che vengono a "distruggere" l' eresia. La cittadella di Blanchefort viere rasa al suolo, molti fuggono, alcuni nobili, difensori dell' eresia Càtara si uniscono a cavalieri templari: nasce l' epopea del più noto dei Blanchefort, il secondo Bertrand che dal 1156 al 1169 ricopre la carica di Gran Maestro dell' Ordine dei Templari e che fu guida indiscussa della cavalleria templare nel periodo più fulgido, quando l' ideale del combattimento equivaleva alla Guerra santa. Bertrand de Blanchefort fu colui che trasformò l' Ordine dei Templari in un' organizzazione efficiente e che riuscì ad inserirsi nella diplomaziae nella politica d' alto livello. A Gerusalemme, nel tentativo di salvare il re Baldovino III, fu fatto prigioniero e per alcuni anni, insieme a 88 cavalieri, finché non fu liberato dall' imperatore Comneno. Nella regione di Couiza è la cittadina di Rennès le Chateau, e a due chilometri è il castello di Blanchefort, dove i cavalieri teutonici dominarono tutto il XII sec. E qui inizia il grande mistero dei Blanchefort: Bertrand fa venire dalla Germania schiere di minatori per scavare tutt' intorno a Rennès Le Chateau. Perché? La risposta potrebbe venirci dal best seller di Dan Brown Il Codice Da Vinci ", ma sul Priorato di Sion e sulla complessa vicenda della discendenza dei re francesi da Maria Maddalena, le cose sono alquanto complesse. Quel che conta è invece stabilirei legami trai Templarie la Sicilia. Una Bolla di Papa Alessandro III del 1178, all' epoca di Guglielmo II il normanno, conferma i possedimenti in Sicilia dell' Ordine di Sion che è un Ordine apparentato con i Templari almeno fino al 1188. Bertrand a quel tempo presiedeva entrambi gli Ordini. E se appena un secolo dopo, nel 1314, la "furia" del re di Francia, Filippo il Bello, si scaraventa contro i Templari, rei di possedere grandi ricchezze, non per questo le proprietà del Priorato di Sion- che stava sotto le ali protettive dei templari - compresi i beni siciliani, vengono inglobate dalla Corona francese, anzi, c' è una lunga querelle a riguardo giocata dai Branciforti di Sicilia durante la lunga guerra del Vespro (1282 - 1372). Tutto questo s' inabissa e riaffiora nel racconto di Pisciotta, ma è chiaro che l' autore punta al ramo italiano dei Blanchefort e di come questi abbiano influito sulle vicende di almeno 17 regnanti sulla Sicilia. Secondo lo storico Bonfiglio il primo passaggio dei Blachefort/Branciforti in Sicilia avvenne ufficialmente sotto gli Angioini con Pons Blanchefort che sposò la siciliana Margherita Abbate di Palmerio e con Belnard De Blanquefort che dal 1274 dominò molte terre nell' Isola. Ma qui la vicenda si fa lunga e complessa e solo il libro, molto dettagliato, può soddisfare ogni curiosità. -

CLAUDIO PATERNA

già pubblicato su Repubblica — 26 luglio 2009 pagina 18 sezione: PALERMO