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mercoledì 24 novembre 2010

Stella di Natale

Il nome scientifico è Euphorbia pulcherrima, ma tutti la conoscono come Stella di Natale; è una pianta tropicale della famiglia delle Euphorbiacee ed  in realtà ha ben poco da spartire con il clima natalizio. Ama quindi il caldo e non sopporta temperature inferiori ai 15 gradi. Con quei colori così sgargianti e soprattutto la prevalenza del rosso e del verde, la rendono il simbolo per eccellenza del Natale tanto che si ambienta a meraviglia nell’atmosfera dei regali e delle luci a intermittenza, rallegrando come un rassicurante addobbo natalizio. In natura si presenta come un arbusto legnoso caratterizzato da foglie colorate, dette brattee, il cui rosso richiama gli insetti impollinatori, ma sono spesso confuse con il fiore che invece è giallastro e poco vistoso all’apice dei rami.
La stella di Natale è stata importata in Europa solo negli ultimi anni e pare che la sua origine sia messicana addirittura, quindi più che esotica.
Fu scoperta, pare nel lontano 1520 dagli spagnoli di H.Cortès giunti nella capitale aztzeca Tenochtitlán. Gli spagnoli la notarono tra i fiori e i frutti che erano destinati a Montezuma(chiamato anche Motecuhzoma Xocoyotzin, fu un tlatoani, un imperatore azteco che regnò dal 1502 al 1520), ma solo nel 1825 Joel Robert Poinsett l’ambasciatore degli Stati Uniti in Messico, ne portò alcuni esemplari nella sua casa, in Carolina, per iniziare a coltivarli ed è in suo onore che assegnarono alla pianta il nome botanico: Poinsettia Pulcherrima. La Poinsettia, presenta foglie verdi viene coltivata per le sue larghe brattee, di colore rosso scarlatto vivissimo, che accompagnano le infiorescenze,ci sono anche altre varietà dalle brattee di colori diversi come ad esempio il bianco ed il rosa, picchiettate o ad effetto marmorizzato. I grandi fiori stellati, molto decorativi hanno reso questa pianta molto utilizzata nel periodo delle festività natalizie, in particolare la tonalità del rosso delle brattee diventa molto intensa proprio in tale periodo, questa sua peculiarità rende questa pianta esotica ottima per ricordare la rinascita solstiziale; nel linguaggio dei fiori, infatti, è elevata a simbolo di rinnovamento, buon auspicio, giovinezza. E’ ormai consuetudine anche in Italia regalarla a Natale insieme al vischio e all’agrifoglio e da studi fatti pare che è utile da tenere in casa in quanto ha la proprietà di rimuovere i vapori chimici di alcune sostanze nocive disperse nell’aria di ambienti chiusi.
Delle Euphorbiacee, di cui  fa parte la Euphorbia pulcherrima, se ne conoscono ben 1770 specie in tutto il mondo e come molte di queste, una volta incisa, emette un liquido bianco irritante, facilmente arrestabile con un pizzico di terriccio nei tagli. Se si è venuti a contatto con le dita è meglio non toccare la bocca o gli occhi.
Le esigenze di questa pianta che ha davvero poco in comune con il nostro clima invernale sono:  il caldo e quindi teme le temperature inferiori ai 15 gradi, infatti da noi viene coltivata nei climi miti della Sicilia e della Riviera Ligure; oltre a questo non tollera gli sbalzi di temperatura e gli eccessi idrici: pertanto deve essere annaffiata regolarmente con poca acqua a temperatura ambiente e solo quando il terreno è ben asciutto. C’è da aggiungere anche che si tratta di una pianta la cui fioritura avviene solo quando le giornate si accorciano, da metà dicembre fino a marzo. Non è un particolare di poco conto e chi ama vederla ben fornita anche dopo le feste natalizie, farà bene a tener presente alcuni accorgimenti: a partire da fine settembre-primi di ottobre è bene tenerla in luoghi con poca luce, mentre in primavera è bene portarla all’esterno. Per stimolarne la crescita è consigliabile concimarla con potassio e fosforo, soprattutto quando comincia a perdere le foglie alla fine dell’estate.
Infine un consiglio: se qualche ramo si dovesse spezzare può essere recuperato. Una volta reciso deve essere bruciato alla base con un accendino o scottato nell’acqua bollente per cicatrizzare la “ferita”; poi si può mettere tranquillamente in un vaso con l’acqua: durerà 10-15 giorni.
Tecniche colturali: bisogna bagnarla poco e aspettare che il terreno si asciughi prima di innaffiare nuovamente. Non richiede particolari concimazioni durante la fioritura, mentre nel periodo vegetativo è consigliabile somministrare un fertilizzante ricco di fosforo e potassio. In primavera è meglio portarla all’aperto e verso la fine di aprile dovrebbe essere rinvasata nello stesso vaso, dopo averla potata tagliando i rami principali a 3 cm per due terzi e riducendo leggermente le radici. Evitare di potarla dopo il mese di agosto.
Suggerimenti: se le foglie ingialliscono e cadono significa che soffrono di troppo calore, poca umidità e poca luce, sarà bene perciò spruzzare le foglie e posizionare meglio il vaso. Anche le foglie secche sono dovute a un calore eccessivo, conviene allontanare la pianta dai termosifoni, e se si piegano può dipendere dalle troppe correnti d’aria. Se invece sulle foglie compaiono macchie grigie non c’è niente da fare, sono state attaccate dal fungo, conviene gettare pianta e terriccio. Mentre se sono semplicemente appiccicose la causa sono gli afidi e bisogna ricorrere all’insetticida.