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martedì 13 marzo 2007

Festa di San Giuseppe a Leonforte


La Festa di San Giuseppe arriva puntuale ogni anno in concomitanza con l'equinozio di primavera. Rituale che affonda le sue radici nelle civiltà agrarie. Ciclo annuale della morte e della rinascita della natura. La festa si celebra ancora in molti centri della provincia di Enna e in modo particolare a Leonforte. Infatti, a Leonforte, il primo venerdì del mese di marzo iniziano i rituali preparativi per le tavolate di San Giuseppe "artara". Una grazia ricevuta, un voto personale porta alla realizzazione della tavolata e per questo motivo si coinvolge l'intero quartiere dovè ubicato "l'artara". Ancora oggi, come un tempo, alcuni iniziano i preparativi con una questua per convolgere questa volta l'intero paese. Questo strumento era riconosciuto da tutti, il diritto alla sopravvivenza sempre valido a rafforzare i vincoli di solidarietà.La grandezza della tavolata varia seconda il voto promesso generalmente è il multiplo di tre. Artara di tri santi, di sei, di novi...


Fervono i preparativi con l'aiuto dei parenti, degli amici e soprattutto dei vicini. Gli uomini, nelle giornate precedenti, si dedicano alla raccolta dei finocchietti selvatici, dei cardi anch'essi selvatici e poi assieme alle donne alla pulitura ed infine alla bollitura . Le donne, durante la preparazione dei cibi, intonano canti e il rosario. La preparazione del pane, un tempo, veniva preparato tutto a mano, ma oggi si preparano solamente le "coddure". Il numero di queste forme di pane variano a secondo il numero dei santi che il giorno di San Giuseppe faranno il pranzo che simboleggia l'ultima cena. Quindi una per ogni santo, la più bella e la più grande per Gesù; ogni "cuddura" riporta simboli vari come la tenaglia, i chiodi, il martello che alludono alla Crocifissione. Il 18 marzo, in mattinata, gli ultimi ritocchi con la disposizione dei cibi e del pane. Invece nel primo pomeriggio della stessa giornata tutti i si recano a visitare le tavolate recitando le "raziunedde". I più anziani, nelle vicinanze della tavolata, intonano "u lamientu".

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