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giovedì 5 luglio 2007

C'era una volta...La Tavaca

Almanacco Tavachino 1967-1981 di Enzo Barbera

Nel lontano 1967 Onofrio Profeta ed Enzo Barbera (autore dell'almanacco) fondarono a Leonforte una associazione sportiva denominata A.S. Tavaca.
La pubblicazione dell'almanacco fu l'occasione per narrare le vicissitudini della società dalla nascita sino al 1981. Il Presidente societario di allora, Pino Gandolfo, nella sua breve presentazione ha scritto: "Quest'anno resterà nella memoria dei dirigenti, calciatori, sostenitori tavachini e sportivi, grazie anche a quuesto Almanacco. Tanti sono i fatti gli avvenimenti e i nomi che hanno riempito la nostra "storia", alcuni sono rimasti scolpiti nella nostra memoria, di altri rimane soltanto un ricordo offuscato o incerto. "...
La pubblicazione è ricca di foto, racconti di vita sportiva vissuta intensamente tra gli appartenti della società. In queste pagine web mi fa piacere trascriverne una in particolar modo, che per chi legge fa ricordare tante emozioni e farà ricordare una bellissima pagina di sport dilettantistico di Leonforte. Di seguito la pagina dell'Almanacco di Enzo Barbera

QUEL GIORNO SPECIALE

"I cirri su quello strano cielo azzurro di novembre vagavano soli, il pranzo mi teneva il broncio per non essere stato degnato nemmeno di un ipocrita assaggio, il gatto intanto si leccava i baffi e pregustava un tranquillo riposo pomeridiano.
io ero agitato, non riuscivo a star seduto, non vedevo l'ora di tagliare la corda, guardavo spesso l'orologio e mio padre, commiserandomi non poco, mi disse: "Se devi andare vai, è inutile avere il corpo qui e la testa al campo".
Scesi gli scalini a due a due e non mi accorsi del cane Mirco che dormiva beato sul pianerottolo e gli pestai la coda procurandogli, presumo, un dolore lacerante, ma non ne me ne curai e tirai innanzi.
Non mi importava nulla della normale calma che circondava le mie abitudini, quel giorno per me era un giorno spciale, volevo dedicarlo al desiderio antico, sognato, represso; al desiderio di vedere ammainate quelle odiatissime (sportivamnente parlando) bandiere binaco-verdi.
Mi recai al campo, entrando ebbi l'impressione di trovarmi in una bolgia infernale: cori ritmati, applausi veementi, danze di bandiere, spari pirotecnici e frotte di ragazzini che cercavano di appolaiarsi sui muri o di aggrapparsi sulle reti di recinzione...
Mi ubriacai di tutte quelle voci, di quelle bandiere giallo-rosse al vento. degli evviva dei nostri sostenitori...
Vagavo su e giù per il campo di destinazione nella speranza di scaricare la tensione, i polsi mi tremavano, i nostri avversari mi sembravano più "grandi" di quel che veramente erano. Finalmente la partita ebbe inizio, o meglio ebbe inizio lo strzio; noi giocavamo in modo veramente pietoso e loro sembravano dei fenomi e logicamente vanno in gol.
Immagini il lettore le scene di entusiasmo dei nostri avversari, io non sono in grado di raccontarle perchè non ho voluto guardare. Ricordo che mi è venuto un gran freddo, forse era il sangue che mi raggelava nelle vene. Loro continuavano a macinare gioco e noi statici come i bronzi di Riace e fatalmente viene il secondo gol: sembrò la fine. Le mie mani in testa in segno di disperazione, avrei voluto sprofondare nel centro della terra per non vedere e sentire le loro legittime manifestazioni di gioia. E nel tripudio bianco-verde come un fungo appare una bara, evidentemente avevano previsto tutto ed erano sicuri della loro vittoria. Ma a vendere la pelle prima di aver catturato l'orso si rischia la faccia, non avevano previsto la rabbia tavachina, il nostro orgoglio, la nostra voglia di vincere... e venne il nostro gol, ma non bastava, ce ne voleva un altro... ci pensò Angelo Speciale ad ammutolira la folla bianco-verde e a far rientrare quel funerale. Quel giorno ormai è lontano, ma chi lo visse in prima persona (giocatori, dirigenti, tifosi, sportivi) lo ricorda ognuno a modo suo perchè fu un giorno speciale."

Fu veramente un giorno Speciale per tutti colori i quali videro la partita. Una vera giornata di sport dilettantistico. Tanti i ricordi. Tanti gli amici a cui ancora oggi sono molto legato.




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