ADNKRONOS

lunedì 29 agosto 2011

 Racconta la ribellione degli animali di una fattoria. Dopo aver cacciato il proprietario, tentino di crare un nuovo ordine fondato su un concetto utopistico di uguaglianza, ma si accorgono ben presto che di tra loro nasce una nuova classe di burocrati, i maiali, che con la loro astuzia, la loro cupidigia, la loro incordigia e il loro egoismo impongono in modo prepotente e tirannico il loro volere sugli altri animali più docili e semplici. Quindi gli elevati ideali di uguaglianza e fraternità proclamati al tempo della rivoluzione vittoriosa vengono traditi. Nasce così la tirannia di Napoleon, il grosso maiale che riesce ad accentrare in sé tutte le leve del potere e ad appropriarsi degli utili della fattoria, tutti gli altri animali finiscono per conoscere gli stessi maltrattamenti e le stesse privazioni di prima. Ma qualcosa va storto, e anche la rivoluzione più ‘libertaria’ che esiste si trasformerà presto in dispotico regime.
Non avevo finora ad ora letto questo libro, ma leggerlo mi ha dato la conferma di come la satira riesca sempre a far comprendere e conoscere lo stato delle cose. Senz'altro è un capolavoro della letteratura mondiale.
Il testo è una potente satira allegorica del totalitarismo sovietico di stampo staliniano. La triste vicenda  si conclude con la celebre frase “le creature di fuori guardavano dal maiale all'uomo, dall'uomo al maiale e ancora dal maiale all'uomo, ma già era loro impossibile distinguere fra i due”, che sottolinea l’idea portante dell’opera, e che cioè nessun ideale comunista, nessuna utopia – neanche quella più nobile – può realizzarsi pienamente. 

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