ADNKRONOS

domenica 10 gennaio 2010

Poesia

NEI GHETTI D'ITALIA
QUESTO NON E' UOMO


Di nuovo, considerate di nuovo
Se questo è un uomo,
Come un rospo a gennaio,
Che si avvia quando è buio e nebbia
E torna quando è nebbia e buio,
Che stramazza a un ciglio di strada,
Odora di kiwie arance di Natale,
Conosce tre lingue e non ne parla nessuna,
Che contende ai topi la sua cena,
Che due ciabatte di scorta,
Una domanda d'asilo,
Una laurea in ingegneria, una fotografia,
E le nasconde sotto i cartoni,
E dorme sui cartoni della Rognetta,
Sotto un tetto d'amianto,
O senza tetto,
Fa il fuoco con la monnezza,
Che se ne sta al posto suo,
In nessuno posto,
E se ne sbuca, dopo il tiro a segno,
"Ha sbagliato!",
Certo che ha sbagliato,
L'Uomo Nero
Della miseria nera,
Del lavoro nero, e da Milano,
per l'elemosina di un attenuamte
Srcivono grande: NEGRO,
Scartato da un caporale,
Sputato da un povero cristo locale,
Picchiato dai suoi padroni,
Braccato dai loro cani,
Che invidia la galera,
(Un buon posto per impiccarsi)
Che piscia coi cani,
che azzanna i cani senza padrone,
Che vive tra un No e un No,
Tra un Comune commissariato per mafia
E un Centro di Utima Accoglienza,
E quando muore, una colletta
dei suoi fratelli a un euro all'ora
Lo rimanda oltre il mare, oltre il deserto
Alla sua terra -"A quel paese!"
meditate che questo è stato,
Che questo è ora,
Che Stato è questo,
Rileggete i vostri soggetti sul Problema
Voi che adottate a distanza
Di sicurezza, in congo, in Guatemala,
E scrivete ala calduccio, nè di qua nè di la,
Nè bontà, roba da Caritas, nè
Brutalità, roba da affari interni,
Tiepidi, come una berretta da notte,
E distogliete gli occhi da questa
Che non è una donna
Da questo che non è un uomo
Che non ha una donna
E i figli, se ha figli, sono distanti,
E pregate di nuovo che i vostri nati
Non torcano il viso da voi.


di Adriano Sofri

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