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mercoledì 26 settembre 2007

Lo studio

L'ENNESE CULLA D'ARTE
di Claudio Paterna
Per tanti anni i manuali più accreditati hanno messo in rilievo l'opera dei grandi maestri delle arti figurative toscane sulla scorta di quanto il vasari aveva scritto nel XVI secolo, e più tardi su quelli ch i critici d'arte risorgimentali valorizzavano come grandi artisti e interpreti dell'estro italico. L'autore siciliano più famoso nella storiografia artistica nazionale è stato sicuramente Antonello da Messina cui oggi si riconosce il merito di aver fatto scuola d'eccellenza anche nella sua terra d'origine. Ma che dire del pittore del Trionfo della Morte, degli autori del tetto istoriatodello Steri e del Duomo di Nicosia, del maestro del polittico di Trapani, degli artisti dell'Albero della Vita nel portico del Duomo di Palermo? Recenti studi compiuti in Sicilia rendono in qualche modo giustizia dei vuoti stroriografici, ma resta ancora molto da fare. L'associazione "Sicilia Antica" di Termini Imerese ha concluso un corso di Storia dell'arte sul Quattrocento in Sicilia riportando d'attualità una serie d'autori spesso rilegati nell'oblio. E' emersa nell'Isola differente dall'immagine opaca che spesso le viene attribuita in riferimento al periodo di passaggio dalla monorchia siculo-aragonese al regno ispanico. Possiamo così guardare oltre l'orizzonte della committenza artistica di Messina, Catania, palermo e Siracusa nel XV secolo, per riportare d'attualità altre realtà geografiche dove nobiltà e clero eran comunque protagoniste della committenza artisitca, in taluni casi d'eccellenza, come nel caso di Piazza Armerina, sede di una delle più diocesi, come del resto Troina e Nicosia, raccoglie testimnoinanze artistico-pittoriche che vanno soprattutto dal XIII al Xv secolo che lasciano trasparire la continuità di una tradizione stilistica "autoctona". Soprattutto la presenza delle confraternite cui si aggiungono gli ordini cavallereschi e il Senato civico demaniale. Tutti insieme contribuiscono a "estendere" la realizzazione di opere d'arte e "appaltare" i lavori ad artisti provenienti da lontano (Lombardia, Marche ecc.) o per favorire artisti locali.
Parliamo essenzialmente di soggetti artistici sacri. I motivi "profani" del ciclo cavalleresco o classico appaiano raramente, tutt'al più sotto le vesti del simbolismo gotico (Baltrusatis). Sappiamo bene che le simbologie dell'arte sacra fossero terreno di disputa tra clero e nobiltà, ma sappiamo pure che la devozione popolare pur privilegiando i soggetti sacri si orientasse verso le storie apocrife e verso i numerosi sincretismi locali. Il ciclo degli affreschi del Piriorato di Sant'Andrea (XIII) è un primo clamoroso esempio della vivacità artistica della parte più interna dell'Isola. Malgrado l'umidità del luogo e uno strato protettivo eccessivo sui pigmenti (collocato dai restauatori negli anni cinquanta), che conferisce innaturale rifrazione della luce, le opere collocate su pannelli rappresentano un unicum sotto diversi punti di vista.
Tra i 21 pannelli esposti, oltre le opere duecentesche, ve ne sono del XIV secolo, soprattutto vi è un Sant'Andrea in trono del XV secolo che non appare isolato nel panorama pittorico di quell'area. Se andiamo al vicino convento di S. Maria di gesù ci accorgiamo che il recente ritrovamento del dipinto murale la "Madonna in Trono" (XV) eccheggia le movenze del gotico internazionalepresente in Sicilia (lo stesso Vittorio Sgarbi definisce l'opera ritrovata documento da manuale per la nostra storia dell'Arte). E gli angeli musicanti e le figure di santi scoperte sotto cornice secentesca, la cultura dell'opera - caratterizzata dalla tipica prospettiva esasperata, dalla delicatezzadei voolti - non ricordano i due personaggi mistici della tavoletta quattrocentesca del Duomo di Gagliano? O i tratti della pittura su tela della Madonna del Latte di Cerami - recentemente riscoperta e motivo di indagini da parte dal Centro regionale del Restauro - non ricorda talune figure del tetto ligneo di Nicosia, pur esso degli inizi del Quattrocento? O ancora, le figurazioni dei "capocroce" dei Crocifissi dipinti di Assoro e Agira non ricordano un gusto popolaresco al confine tra arte e artigianato? La bella notizia è imminente avvio dei lavori di restauro delle pitture del tetto ligneo del Duomo di Nicosia, pitture scoperte dal Leopold agli inizi del secolo scorso, ma mai avviate ai restaurro integrale.
Tornando a Piazza Armerina vi è nel XV secolo l'importante presenza di un autore quale il Maestro della Croce (opera al Duomo) che non lascia dubbi sulle sue capacità già descritte da Maria Concetta Di Natale e accostabili alle osservazioni sulle Croci dipinte dell'ennese fatte dalla stessa Teresa Pugliatti (1992). Il modulo del "gotico doloroso" si riscontra soprattutto nel genere del Cristo col capo reclinato, ma a Piazza Armerina e nell'ennese in genere, la mano dell'artista locale si esercita su generi diversi pur appresi altrove, forse nell'area messinese o palermitana.
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giù pubblicato il 25.03.2007
su "la Reubblica" inserto della Sicilia
pagina della cultura

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